martedì 16 dicembre 2014

Crisi Lucchini Piombino/accordo Cevital : I DUBBI DI CASSANDRA



Cevital finalmente ha firmato il preliminare di vendita e da Roma la nostra amministrazione comunale e regionale sono tornate sul carro dei vincitori.. E dopo le sviolinate di ringraziamenti a tutti (alcune veramente stucchevoli e patetiche), Rifondazione Comunista si pone alcuni interrogativi che caratterizzeranno il passaggio da Lucchini in Amministrazione Controllata Spa a Cevitaly, ricordando che il Sig. Rebrab non è stato folgorato, come San Paolo, sulla via di Piombino, ma ha colto questa opportunità dopo l’insuccesso con Ascometal in Francia, per lui interessante non solo per il business dell’acciaio, ma anche per la sede di Fos Sur Mer nel sud della Francia, con un porto praticamente davanti all’Algeria utile, a detta del negoziatore di Cevital, non solo per la produzione di acciai speciali e comuni, ma anche per sviluppare attività direttamente connesse con la sponda sud del Mediterraneo. Però la Francia ha scelto un’altra offerta, non solo, ma il governo francese prevede anche di entrare nel capitale di Ascometal atraverso la Banca di Investimenti Pubblici Francesi (diciamo che in quanto a stelle, siamo stati una seconda scelta…). Naturalmente il governo italiano non fa altrettanto: non comprendiamo perché Renzi si sia dichiarato pubblicamente favorevole ad un'acquisizione, seppur temporanea, dell'Ilva di Taranto per risanarla sia a livello ambientale che economico-finanziario e procedere poi alla sua vendita (dopo il restyling fatto con soldi pubblici!!) mentre per Piombino nessuno ha mai voluto sentire parlare di nazionalizzazione (ciò che noi abbiamo sempre rivendicato) o, almeno, una joint-venture tra lo Stato ed un privato per garantire sempre il controllo statale in uno dei settori a rilevante interesse strategico per l'economia di un Paese.
Ci chiediamo, poi, come e in che tempi avverrà il passaggio degli operai Lucchini alla nuova proprietà: se ci sarà un prima scrematura individuando coloro che potrebbero beneficiare di lunga mobilità o prepensionamenti per “alleggerire” la forza di lavoro attualmente impiegata e arrivare così ai 1.860 dipendenti sponsorizzati da Rebrab; come verranno poi ripartiti gli altri lavoratori tra siderurgico e agro-alimentare (verranno fatti nuovi colloqui? verranno revisionati i singoli curricula per valutare le conoscenze e le esperienze lavorative di ognuno?); come verranno infine assunti. Auspichiamo, ovviamente, che a coloro che resteranno in acciaieria e ai laminatoi venga applicato ancora il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici con gli stessi livelli e scatti di anzianità che avevano con la gestione Lucchini e che a coloro che verranno dirottati all'agro-alimentare venga applicato il contratto collettivo nazionale del settore alimentare (più svantaggiato rispetto all'altro) riconoscendo però, se tecnicamente possibile, lo stesso livello che avevano con il vecchio contratto.
Un'altra delicata questione è come verrà gestita la fase di transizione, di cui ovviamente non sono ancora ben chiari i tempi. Infatti, ci è stato detto che l'unico reparto a regime rimarrebbe la laminazione con i treni rotaia che, però, si sono fermati (per mancanza di materiale?) dal 12 al 14 dicembre. Rebrab ha garantito l'arrivo per i primi di gennaio di nuove scorte per poterli far ripartire e garantire così la possibilità di continuare ad applicare la solidarietà ai lavoratori dell'area a caldo. Ma chi è in cassa integrazione che garanzie avrà? Perché, in proposito, è necessario distinguere tra cassintegrati Lucchini e quelli dell'indotto: i primi la percepiscono regolarmente ogni mese (Lucchini la anticipa per conto dello Stato che gliela compensa poi dall'ammontare dei contributi inps dovuti nello stesso mese) ma gli altri hanno maggiori problemi, con ritardi anche di tre mesi,  perché alle loro ditte lo Stato la restituisce con tempi più lunghi per cui, visto il periodo di magra, spesso esse si trovano in periodi di mancanza di liquidità e quindi anche il pagamento della cassa integrazione slitta, come nel caso della 3Emme. Noi vorremmo, magari attraverso l'applicazione di agevolazioni fiscali alle ditte, che anche questi ultimi avessero diritto al regolare versamento delle loro spettanze. Per quanto riguarda poi altre aziende, che non rientrano nell'indotto diretto Lucchini ma con cui comunque erano in stretta sinergia, come ad esempio la Sol e la Vertek, si è pensato ad alcune forme di tutela e garanzia dei loro dipendenti? E' inoltre prevista dal piano industriale di Cevital la possibilità di utilizzare ancora i loro servizi e magari potenziare anch'esse?
Per quanto riguarda le bonifiche chi se ne farà carico? Sarà Cevital ad occuparsene utilizzando i lavoratori Lucchini in solidarietà e in cassa integrazione (come previsto dall'Accordo di Programma) oppure verranno chiamate ditte specializzate disattendendo tutto ciò? Noi riteniamo, invece, che dovrebbe essere l'Amministrazione Comunale a farsene carico, ovviamente d'intesa con Cevital, nel rispetto, però, dei vincoli ambientali e urbanistici e dell'Accordo di Programma. Ed inoltre, come verranno eseguite? Soprattutto negli spazi da destinare all'agro-alimentare (saranno quelli dove fino ad ora sorgeva tutta l'area a caldo e quindi a ridosso della città?), i capannoni esistenti verranno rasi al suolo, bonificato per quanto possibile il terreno e tirati su nuovi fabbricati? Ci farebbe piacere che chi se ne farà formalmente e materialmente carico informasse la cittadinanza sulle sue intenzioni e sui suoi progetti visto che la città è di tutti e tutti dovrebbero aver il diritto di sapere come cambierà l'ambiente in cui vivono e per il cui benessere vivono.
Un altro aspetto che secondo noi dovrebbe essere chiarito è in cosa consiste questo famoso settore agro-alimentare: si è parlato di oli vegetali, di zuccherificio, di mangimi per bestiame per arrivare ai succhi di frutta. Sono idee che potrebbero (ci auguriamo) trasformarsi in realtà ma ora i lavoratori, e noi con loro, hanno bisogno di maggiore chiarezza e certezze, non di populismi da campagna elettorale. Inoltre è da chiarire se per agro-alimentare si intende la produzione di tutto ciò (che sarebbe la situazione ottimale anche per garantire così la piena occupazione di tutta la forza lavoro Lucchini) oppure solo attività di confezionamento, stoccaggio e logistica. Perché se fosse davvero questo il progetto di Cevital allora ci sorge il dubbio che la manodopera a ciò necessaria sia nettamente inferiore alle cifre di cui si sta oggi parlando.
Capiamo di essere oggi ancora ben lungi dall'avere risposte precise e chiarificatrici a tutti questi dubbi che ci siamo posti ma riteniamo sia nostro legittimo diritto essere  informati ogni qualvolta verranno prese decisioni importanti riguardanti i lavoratori, la fabbrica e la città.
Cevital e l'Amministrazione Comunale devono sapere che Rifondazione Comunista c'è e  vigilerà su tutta la vicenda, dai punti di vista contrattuale, ambientale e industriale, perché non venga leso l'interesse di un solo lavoratore o un solo cittadino. Perché Piombino non deve cadere in una nuova Severstal.

lunedì 20 ottobre 2014

PRC TOSCANA: ROSSI DEMOLISCE LA SANITA' TOSCANA

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Tagli alla sanità. Sgherri e Vangieri (PRC Regionale): “Renzi demolisce i diritti nel lavoro, Rossi la sanità toscana."

Tagli alla sanità. Sgherri e Vangieri (PRC Regionale): “Renzi demolisce i diritti nel lavoro, Rossi la sanità toscana: se non è zuppa è pan bagnato.”

Firenze, 20 ottobre. Il governatore Rossi che pure 10 giorni fa si proponeva, sulla sua pagina facebook, quale strenuo e appassionato difensore del servizio sanitario nazionale, tanto da affermare che l'attacco alla sanità pubblica: “proviene da settori privati che vogliono invadere il servizio sanitario nazionale”, evidentemente  pensava alla sua Toscana dove grazie a fior fior di delibere, della sua Giunta, oramai pezzi di sanità pubblica, come gli esami  diagnostici e le visite specialistiche, sono stati regalati al privato.
Ma, il governatore, nel suo video intervista di alcuni giorni orsono continua dicendosi furioso  al fatto che “se qualcuno pensa che la sanità pubblica possa diventare il borsellino per risanare le casse dello stato si sbaglia”, aggiungendo “che si deve pur levare una voce nazionale  a difesa del Servizio Sanitario Nazionale…ecc. ecc.".
Certo non la sua,  visto che dieci giorni dopo il governatore Rossi per fare cassa pensa di dare un colpo mortale all'universalismo del servizio sanitario proponendo un superticket sulle cure ospedaliere, per capirci le operazioni chirurgiche, anche quelle urgenti e oncologiche. E non basta! Starebbe anche pensando di rivedere le esenzioni per patologia e forse qualche livello essenziale integrativo che la Toscana ha sinora garantito.
Il superticket colpirebbe i “super ricchi”, a partire da un reddito superiore ai  50mila euro lordi individuale e familiare (tanto per capirci  una famiglia composta da un lavoratore dipendente e un precario!). Come dire i soliti noti: principalmente i lavoratori dipendenti e i pensionati, vale a dire quelli che le tasse e i contributi sanitari sicuramente li pagano.
Persino su “Repubblica” ci si interroga su chi ci assicura che il ticket introdotto, oggi –aggiungiamo, con la peggior demagogia-, per le fasce di reddito medio alte non venga esteso, domani, sull'altare della contabilità dello Stato, anche alle fasce sociali meno abbienti, e teme, in questa operazione, lo smantellamento del sistema di welfare portato sin dentro al cuore della sanità…e sembra avvertire il governatore  che la sanità non può essere il terreno del revanscismo sociale.
La verità, al di là del populismo di facciata -in cui si scomoda persino Enrico Berlinguer, che chiaramente si starà “rivoltando nella tomba”, è che  quello che sta veramente accadendo da qualche anno in questa Regione è il graduale smantellamento del sistema pubblico dei servizi, tra cui quello sanitario, e il progressivo traghettamento di pezzi fondamentali di prestazioni e servizi al privato sociale e non. Dall'altra parte della riva, in felice attesa, le assicurazioni private.
Noi pensiamo, ci sia un unico modo per garantire, dal punto di vista finanziario, il nostro servizio sanitario e la sua universalità ed è quello della fiscalità generale progressiva. Il resto rappresenta solo la mistificazione populista per fare esattamente il contrario: smantellarlo!


Monica Sgherri  Consigliera regionale rifondazione Comunista

Daniella Vangieri responsabile regionale PRC Sanità e Sociale

domenica 19 ottobre 2014

STOP TTIP. RIBELLIAMOCI!

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Innanzitutto cosa vuol dire TTIP? E' un acronimo inglese con cui ci riferiamo ad un “partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti”, vale a dire un accordo di libero scambio tra gli USA e l'Unione Europea che, probabilmente, entrerà in vigore entro il 2015.
E' un trattato ancora in fase di negoziazione tra le grandi potenze, ma il fatto più allucinante è che è un accordo secretato, discusso cioè solo tra i governi degli Stati interessati senza che ne siano stati messi a conoscenza gli altri schieramenti politici, ma soprattutto i cittadini comuni i quali, ora che ne sono venuti a conoscenza tramite fonti di informazione non filtrate e movimenti sociali di protesta, giustamente sono a chiedere maggiore trasparenza.
Sostanzialmente, sono accordi di libero scambio di beni e servizi ambientali con cui si vorrebbe eliminare completamente tutte le barriere “non tariffarie”,  cioè le leggi che limitano la piena libertà d'investimento e i profitti potenzialmente realizzabili dalle società multinazionali con sede in Paesi al di qua e al di là dell'Oceano Atlantico. Questa è la definizione prettamente economica a loro uso e consumo, ma in un'ottica sociale ed ecologica, tali barriere rappresentano le norme dettate a tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, alla salvaguardia dei beni comuni, a garantire determinati standard di  sicurezza alimentare e alla tutela dell'ambiente e della dignità sociale. Per cui, se il trattato entrasse effettivamente in vigore, tutte queste forme di tutela  verrebbero meno a beneficio esclusivo delle multinazionali che a tal punto farebbero il bello e il cattivo tempo sul mercato senza organi di controllo e giudizio esterni.
Ebbene sì, perchè un altro punto saliente del TTIP è proprio la creazione di un tribunale internazionale privato a cui una multinazionale potrebbe rivolgersi per far condannare e multare  “in nome del primato della proprietà e della concorrenza” quegli Stati che decidono di non adeguarsi  non rinunciando  alle  loro norme a tutela dell'ambiente, del lavoro, della sanità e della scuola pubblica.
Con il TTIP si vuole in pratica arrivare alla totale privatizzazione con il solo scopo di incrementare i guadagni dei grandi centri economici (senza preoccuparsi di arrecare pregiudizi alla sicurezza ambientale ed alimentare, alla scuola, alla sanità e al lavoro) e alla cancellazione della sovranità popolare degli Stati membri che saranno così piegati ai ricatti e alle pretese delle multinazionali.
Con l'approvazione di questo trattato tutte le vittorie ottenute dopo anni di battaglie sociali fino ad ora nel nostro Paese in materia di  tutela dell'acqua, dell'ambiente, dei diritti del lavoro, della sanità e della scuola pubblica verrebbero vanificate.
Il fatto che ci lascia più allibiti è che l'Italia, grazie al governo destrorso di Renzi, vuole accelerare la firma di questo trattato e di altri sostanzialmente simili con gli stessi obiettivi, come ad esempio il CETA (lo stesso accordo ma siglato tra UE e Canada) e il TISA (l'accordo sui servizi) senza coinvolgere minimamente la popolazione e le istituzioni socio-politiche che ad ogni livello la rappresentano in modo da far conoscere loro i termini e le conseguenze di tali negoziati e dar quindi loro la possibilità di esprimersi in merito.
Il fatto importante è che, nonostante tutto, i cittadini di tutta Europa, grazie appunto ai vari movimenti di consumatori e ai mezzi di informazione alternativa, ne stanno venendo comunque a conoscenza, avvertendone la pericolosità più sociale che economica, e stanno dando vita a forme di protesta e di mobilitazione per esprimere il loro dissenso.  Un esempio è la Campagna #StopTTIP che si sta diffondendo nonostante la completa segretezza dei negoziati e il silenzio più totale della stampa italiana.
Con la speranza di riuscire come 15 anni fa a bloccare l'AMI (Accordo Multilaterale sugli Investimenti) avente gli stessi obiettivi del TTIP.
Rifondazione Comunista di Piombino si unisce alla campagna contro la firma del Trattato, dicendo NO TTIP!

martedì 7 ottobre 2014

LAVORO E ART 18: ADESIONE PRC PIOMBINO A INIZIATIVA LAVORATORI ALLA ROTONDA DELLA SOL



Il Circolo di Rifondazione Comunista di Piombino "V. Corallini" aderisce all'iniziativa intrapresa da alcuni lavoratori presso la rotonda della SOL in difesa dell'articolo 18.
I comunisti appoggiano da sempre manifestazioni, anche spontanee, di chi ha il coraggio di rivendicare i propri diritti.
Vorremmo che anche il Sindacato, in questo momento di grande difficoltà della classe operaia, tornasse concepire il proprio ruolo in maniera più conflittuale e meno concertativa.

I LAVORATORI IN PIAZZA CI VANNO E RIFONDAZIONE COMUNISTA E' CON LORO !!

sabato 4 ottobre 2014

TROPPI EQUIVOCI SUL CARBONE

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Ormai da troppo tempo si rincorrono le voci sull’eventualità della costruzione di una centrale a carbone all’interno dell’area industriale delle acciaierie, ma purtroppo non si sa ancora niente di preciso. Soprattutto, quale sarebbe l’opinione dell’amministrazione di fronte ad una possibilità del genere, lo veniamo a sapere dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il quale ha dichiarato che “ha fatto bene l’amministrazione comunale a dare la disponibilità per la realizzazione di una centrale nello stabilimento a servizio della fabbrica”.
La posizione più ricorrente, tra i più vicini alla maggioranza che governa questa città, è quella di richiedere un dibattito approfondito, scevro da pregiudizi e che analizzi in maniera laica l’opportunità di avere energia a basso costo, posti di lavoro etc.
Abbiamo raccolto un po’ di informazioni, e, con tutte le riserve del caso, attesa l’obiettiva mancanza dei criteri necessari a fornire una posizione definitiva, ci sentiamo però di fare già delle considerazioni ben precise su due problematiche che risaltano chiaramente, una di ordine tecnico e l’altra di tipo politico.
SUL PIANO TECNICO emergono subito vari equivoci, per non dire falsità, fra le notizie finora diffuse.
Stando a queste, dovrebbero costruire una centrale da 900 megawatt alimentata a carbone nella zona vicina all’altoforno, o in quella subito al di là della Cornia Vecchia. Dovrebbero essere impiegate 1500 persone per la costruzione e poi 5-600 per il funzionamento.
Appaiono esagerate le previsioni di 5-600 posti di lavoro. Si pensi che 30 anni fa, ai tempi della discussione sul raddoppio e riconversione a carbone della centrale Enel di Tor del Sale a 2560 MW, si prevedevano 1200-1500 impiegati per la costruzione e poi 300 per il funzionamento. E’ difficile credere che dopo 30 anni di progressi tecnologici nel campo dell’automazione, un centrale 3 volte più piccola impieghi più di 100/200 lavoratori. Di sicuro 5-600 appare una cifra esagerata, buttata lì per fare demagogia.
Anche sulla costruzione è tutto da dimostrare un vasto impiego di lavoratori provenienti dai 4000 lasciati a casa in seguito alla chiusura delle acciaierie.
Riteniamo che anche sulla realizzazione in sé si facciano illazioni con troppa superficialità. L’area interessata è altamente inquinata e non crediamo che basti una semplice bonifica per accogliere una struttura come quella in parola. L’edificazione di una centrale termo elettrica prevede l’innesto nel terreno di fondamenta fino a 36 o 45 metri con le colonne di cemento armato, e fino a 6 metri con la massicciata. Un lavoro estremamente impegnativo da fare in zone inquinate in cui non si sa cosa potrebbero riservarci gli escavi.
Il completamento dei lavori arriverebbe sicuramente vicino ai 10 anni, almeno in queste condizioni.
La centrale a carbone viene anche associata, come un complemento fruttifero, al forno COREX di cui si auspica la costruzione, perché questo sarebbe estremamente energivoro e quindi, la vicinanza di una centrale capace di produrre energia a basso costo, sarebbe strategica. Anche questa è una parziale verità, idonea a produrre mistificazione. Il Corex ha effettivamente bisogno di una grande quantità di energia elettrica, ma una volta entrato in produzione produce a sua volta gas che, come succedeva per l’altoforno, può essere impiegato nelle varie centrali interne all’area industriale per produrre energia elettrica, a costi bassissimi e non semplicemente bassi, e così alimentare il forno Corex in un circuito virtuoso.
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SUL PIANO POLITICO si registrano indecisioni inaccettabili. Se, come non è per quanto detto sopra, la centrale a carbone fosse funzionale e complementare al forno Corex, appare irrazionale metterne in discussione la costruzione prima ancora che sia certa la realizzazione del nuovo impianto di produzione dell’acciaio. Stiamo assistendo ad un percorso progettuale esattamente inverso a quello logico ed ideale. Prescindiamo anche dal fatto che, visti i tempi di costruzione, il Corex sarebbe in funzione alcuni anni prima della centrale e quindi, atteso il circuito virtuoso di autoproduzione di energia, non necessiterebbe dell’alimentazione proveniente dalla centrale. Ma resta comunque sconcertante che si vada a ragionare di carbone senza che nessuno abbia ancora fornito un progetto vero sulla nuova acciaieria ed in questo non possiamo mancare di censurare l’indecisione dell’attuale amministrazione che si limita ad assistere al dibattito in corso tra il Commissario Straordinario di Lucchini spa in amministrazione straordinaria, i nuovi potenziali compratori e i soggetti competenti a livello centrale (a partire dalla Commissione sui servizi e le bonifiche), senza diventarne parte essenziale.

martedì 15 luglio 2014

FERMARE SUBITO IL MASSACRO A GAZA CESSATE IL FUOCO GENERALE SENZA CONDIZIONI


Grida di terrore e fragore di bombe scuotono ancora una volta il Mediterraneo, su cui l'Italia è esposta: sono le grida della gente di Gaza e le bombe dell'aviazione israeliana, mentre i razzi di Hamas inscenano una grottesca e controproducente offensiva.

 Da decenni la guerra che soffoca l'intero popolo palestinese non è solo quella a cui periodicamente assistiamo (come dimenticare l'operazione “Piombo fuso” nell'inverno 2008-2009?). Da decenni ogni giorno è l'espropriazione sistematica delle terre - e dell'acqua! - palestinesi ad opera dei coloni israeliani in armi, protetti dai loro governi e dall'omertà dei governi di mezzo mondo, a cominciare da quello di Washington e senza dimenticare quello di Roma.

 Chi, come noi, non dimentica lo sterminio del popolo ebraico ad opera del nazifascismo, non può tacere oggi di fronte al massacro del popolo palestinese, messo in atto sistematicamente dal governo Netanyahu, primo e principale ostacolo sulla via della pari dignità, del riconoscimento reciproco e della pace nella giustizia fra il popolo israeliano e quello palestinese.

Chiediamo pertanto anche al Governo italiano, a maggior ragione nel corso di questo semestre di presidenza dell'Unione europea, di trovare finalmente il coraggio per dire una parola chiara di condanna dell'occupazione israeliana, assumendo iniziative concrete di sostegno umanitario alle popolazioni di Gaza e di azione diplomatica precisa ed efficace.


Partito Rifondazione Comunista Piombino
Sinistra Ecologia e Libertà Piombino
Un’Altra Piombino
Gruppo Emergency Piombino
C.lo Bolivariano "Alessio Martelli" Piombino
ARCI  Comitato territoriale Piombino / Val di Cornia.

giovedì 10 luglio 2014

GRUPPO REGIONALE PRC: MOZIONE SU SMANTELLAMENTO DELLA COSTA CONCORDIA


Firenze, 10 luglio 2013   

                                                                        

Oggetto: Mozione in merito “allo smantellamento della Costa Concordia”

Ricordata

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La tragedia della nave Costa Concordia nel gennaio 2012 che ha visto oltre trenta vittime e l’incagliamento della nave presso l’isola del Giglio

Che dopo il raddrizzamento del relitto e un iter tormentato il Governo nazionale ha deciso per lo smantellamento nel porto di Genova, negando quindi questa possibilità – in un primo tempo apparsa – che tale operazione si potesse svolgere nel – presto potenziato ad hoc – porto di Piombino

Che – a quanto consta - nella conferenza dei servizi ad hoc la Regione Toscana si era opposta alla scelta di smantellamento a Genova ma che non è mai ricorsa contro le decisioni finali del Governo in merito.

Che concluse le operazioni necessarie presso l’isola del Giglio – e adempiuti gli ultimi obblighi procedurali – salvo imprevisti fra pochi giorni il relitto dovrebbe partire alla volta di Genova.

Che così attraverserebbe – per un viaggio di previsto in circa 5 giorni, mentre sarebbe stato circa uno quello per raggiungere Piombino – un lungo tratto di mare con dentro l’area protetta del Santuario dei Cetacei, con i conseguenti fortissimi rischi di sversamento in mare dei carichi potenzialmente inquinanti presenti nel relitto stesso e rischi di inabissamento del relitto.

Evidenziato

Che – a quanto consta - il relitto della nave Concordia non è considerabile un’imbarcazione perché non in grado di galleggiare autonomamente;

che anzi, la sua elevata pericolosità ambientale, per la gran quantità di sostanze tossiche ancora presenti al suo interno e nella composizione delle sue strutture, la rende sicuramente qualificabile – a quanto risulterebbe - come “rifiuto speciale”, corrispondente ai requisiti stabiliti dalla legislazione particolare in materia di rifiuti appunto per individuare i “rifiuti speciali”;

che per la legislazione vigente la gestione, lo smaltimento e/o distruzione del rifiuto speciale è di competenza esclusiva della Regione;

che la detta normativa risulta assolutamente inderogabile;

che quand’anche il relitto venisse considerato un oggetto di competenza della marina mercantile e del rispettivo ministero, la natura specialistica pertinente i rifiuti ne rende applicabile la relativa normativa in deroga della legislazione generale in materia di natanti e amministrazione marittima, ciò in applicazione del principio per cui la legge speciale deroga quella generale;

sottolineato quindi

che la competenza a decidere il destino del relitto della nave Concordia è della Regione Toscana;

che il provvedimento del governo nazionale, con cui si prevede il trasporto e lo smaltimento del relitto della Concordia a Genova appare del tutto lesivo delle prerogative della Regione Toscana, avendo assunto una decisione di esclusiva competenza regionale;

che tale lesione configura un conflitto di attribuzione tra Stato e Regione, regolabile di fronte alla Corte Costituzionale ai sensi dell’art.134 della Costituzione della Repubblica Italiana;

che il giudizio idoneo a dirimere il conflitto in parola, secondo l’orientamento consolidato del Giudice delle Leggi, può essere introdotto solo da uno degli enti direttamente interessati dallo sconfinamento di poteri, e quindi in questo caso dalla Regione Toscana nella persone del suo Presidente (Governatore) pro tempore;

Ricordato infine

Che associazioni ambientaliste, anche di carattere regionale, e organizzazioni sindacali hanno presentato petizioni e prese di posizione esprimendo forti dubbi e contrarietà rispetto all’iter seguito per decidere la destinazione della Costa Concordia nonché netta contrarietà, di merito, per la scelta del trasferimento a Genova

Che il porto di Piombino fra poche settimane dovrebbe essere pronto per accogliere la Costa Concordia al fine del suo smantellamento, e che questa è sempre stata la scelta indicata dalla Regione Toscana


Impegna la Giunta Regionale e il suo presidente

A ricorrere, con la massima urgenza, alla Corte Costituzionale, chiedendo di dirimere il conflitto tra Stato e Regione Toscana in ordine al destino del relitto della nave Concordia, dichiarando la Regione Toscana unico ente competente a decidere come e dove trasportare e smaltire il detto relitto.


La Consigliera

Monica Sgherri

mercoledì 9 luglio 2014

IL PATTO D’ACCIAIO (SI FA PER DIRE) PER UNA PIOMBINO NELLA NEBBIA

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Apprendiamo dalla stampa che Rossi ha fatto un patto: darebbe il parere favorevole  allo smaltimento della Costa Concordia a Genova in cambio di 40 milioni di euro per smantellare 32 navi militari a Piombino, smantellamento, si legge ancora,  per il quale si devono ancora trovare i finanziamenti per svolgere le gare d’appalto ( però il sottosegretario Lotti si impegna a reperirli…).  Questo sarebbe il “patto”, considerando però che il parere della Regione non è vincolante, questo patto vale un po’ pochino….

Ma parliamo di questa rottamazione navale: la nostra posizione è che, se un polo della rottamazione ci deve essere, questo dovrà essere l’unico (UNICO) Polo dell’Unione Europea del Mediterraneo, dovrà rottamare tutte ( TUTTE) le navi, sia civili che militari, dovrà essere costruito seguendo pedissequamente le recenti normative europee, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza ambientale e dei lavoratori, perché, a regime, sia un grande impianto industriale d’avanguardia che potrà fornire rottame a km 0 ad un altro grande impianto industriale d’avanguardia, quello della produzione dell’acciaio, dove uno Stato che si rispetti, e anche questo lo abbiamo già detto ( ma non solo noi, Rossi, Anselmi..), investe in una società mista pubblico privato ( visto che questo privato ce lo dobbiamo ingoiare) mantenendosi la best company e intervenendo direttamente sulla gestione, senza gettare denaro a fondo perduto.


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Invece no, si mendicano 32 navi militari ( il peggio del peggio) per avere che cosa, un polo della rottamazione di serie B che si prende gli scarti, mentre magari a Genova, come si è ventilato,  si costruisce il vero grande polo europeo della rottamazione del Mediterraneo?

Invece di fare patti inutili, dato  che il placet della Toscana non serve a nulla, la Regione dovrebbe subito ricorrere alla Corte Costituzionale per stabilire la competenza istituzionale alla scelta del luogo dello smantellamento, visto che anche per il nulla osta dell’Osservatorio c’è qualche problemuccio, in quanto Costa non sta fornendo garanzie sulle bonifiche immediate dopo il trasferimento della nave, ma intenderebbe cominciare a settembre… lasciando l’area marina del Giglio piena di non si può sapere cosa per magari un paio di mesi.

Ultima cosa sconcertante sulla crisi industriale: ma l’amministrazione di questa città dirà qualcosa alla popolazione sulla questione delle industrie cittadine, si ricorda che la SOL è semi chiusa nel silenzio generale, la Magona vede una flebile luce con la riapertura della zincatura 5, la Lucchini giace immobile  in attesa di Jindal? Di Mittal? Di una cordata Mittal Marcegaglia Riva, come si vocifera ?

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Alla fine, da questa nebbia soporifera nella quale si sentono ogni giorno “rumors” che bisbigliano tutto e il contrario di tutto, la città si sveglierà, ma non nel modo che vorremmo noi, con un movimento solidale e collettivo di protesta in difesa dei diritti di un nuovo blocco sociale di lavoratori fatto di operai, impiegati, precari, partite iva, commercianti, esodati, disoccupati, inoccupati, immigrati…, piuttosto con un “assalto ai forni” di manzoniana memoria,  se ci passate la citazione.


Partito della Rifondazione Comunista
Circolo “V.Corallini”. Piombino


venerdì 27 giugno 2014

Comunicato fabbrica :ORA BASTA ! L' INTERVENTO PUBBLICO UNICA SOLUZIONE.


Il PD più volte ha affermato che la vicenda Piombino è risolta grazie a un semplice Accordo di Programma. Bene, noi riteniamo che questo non sia vero in quanto i lavoratori stanno ancora aspettando risposte ben precise sul loro futuro. L'Accordo di programma, che ancora non sappiamo quando e come verrà attuato, non può bastare per tranquillizzare la cittadinanza; ad oggi sappiamo che il termine per la presentazione delle offerte vincolanti è slittato ancora e che una società privata indiana è interessata solo ai treni di laminazione e al reparto marittimo. Stiamo parlando al massimo di 800 900 lavoratori. E tutti gli altri che fine faranno? Durante la campagna elettorale il Presidente Rossi e l'ex sindaco Anselmi più volte hanno parlato, nel caso di acquisto parziale da parte del privato, di intervento dello Stato per sviluppare un nuovo polo siderurgico, attraverso, magari, un'eventuale società mista pubblico privato. Ci ricordiamo bene l'intervento di Rossi il 1 maggio dal palco in piazza Verdi: lo Stato dovrà assumersi le proprie responsabilità se il privato non garantirà il mantenimento dell' area a caldo. Questa ipotesi è già affondata? Che dice a questo proposito il nuovo Sindaco. E il sottosegretario all'ambiente che, nel frattempo, ha già fatto un passo indietro rispetto alla Concordia? Noi vogliamo ribadire che l'intervento pubblico è l'unica soluzione possibile, che se si dovesse pensare ad una società mista pubblico privato perché accollarsi la parte peggiore, la Bad Company, e lasciare la Best Company al privato? Il partito che ci governa intende perseguire questa strada? Che cosa si intende fare perché i lavoratori restino legati ai contratti di solidarietà? Quali strumenti l'amministrazione pensa di poter utilizzare per sostenere i lavoratori che in questi anni di transizione dovranno continuare a vivere? E non pensiamo solo ai lavoratori delle fabbriche (tutte le fabbriche), ma anche ai commercianti, agli artigiani, a tutti coloro che vivono dei consumi dei cittadini. Per questo continuiamo a dire che ci vuole una seria politica industriale, si deve pensare a produrre acciaio di qualità in modo ecocompatibile, e se dobbiamo produrlo attraverso una società pubblico privata, sia chiaro che il denaro pubblico non dovrà essere a fondo perduto, ma dovrà costituire un investimento per il futuro.



Partito della Rifondazione Comunista

Circolo “V. Corallini” Piombino

sabato 21 giugno 2014

CI SARA' MAI CONCORDIA?



L’abbiamo detto fin dall’inizio, l’arrivo della Concordia non sarebbe la panacea che guarisce tutti i mali e sicuramente sarebbe un’operazione da studiare con premura e attenzione per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini. Detto questo
foto di repertorio relitto Costa Concordia
è chiaro che potrebbe rappresentare una positiva opportunità per muovere delle dinamiche economiche e magari il primo passo concreto verso la realizzazione del polo di rottamazione delle navi. Tutto ciò, posto ovviamente che certe cose si devon “fare per bene”, perché la rottamazione delle navi che fanno in Norvegia non è uguale a come la effettuano i Turchia.
Il problema che è emerso in queste settimane, e che noi abbiamo sempre evidenziato, è che il sistema del liberismo incontrollato  ha reso concepibile che la società privata, colpevole di un grave disastro, di un grave inquinamento e di altrettanto gravi danni a carico dei Gigliesi, dell’ambiente marino toscano e dell’immagine del nostro paese (per non parlare dei morti), abbia diritto di scegliere dove portare il relitto.
E’ inaccettabile. In linea di principio non è ammissibile che chi si rende colpevole, in questo caso gravemente colpevole, di pesanti danni per la comunità, si veda riconoscere il diritto di scegliere cosa e come fare per rimediare. E’ il potere pubblico che deve decidere, perché è in gioco l’interesse pubblico.
Sulla scorta di questa errata impostazione è perfino apparsa una conquista ciò che invece doveva essere scontato, ossia che il relitto non venga portato in Turchia. E’ per questa logica perversa che non sembra opportuno vietare alla Carnival di portare la Concordia a Genova invece che a Piombino, unica soluzione razionale e ambientalmente accettabile per le distanze da percorrere e i rischi correlati.

E’ qui che emerge tutta la debolezza ideologica di questo governo di fronte al volere delle multinazionali. Un governo che non riesce mai ad imporre le migliori strategie per perseguire l’interesse pubblico ma si trova sempre prono di fronte ai dictat del grande capitale.
Non è vero che non ci sono strumenti legali per imporre alla Carnival il volere dello Stato italiano. E non è vero che deve decidere il ministero. La Concordia è ovviamente un rifiuto speciale e come tale il suo destino è di competenza della Regione Toscana. Se il governo decide diversamente, il Presidente della Regione Enrico Rossi ha il potere di opporre una volontà diversa, pretendendo di scegliere dove mandare il relitto. Se il Presidente Rossi, che tanto ha promesso e millantato impegno e forza nella difesa degli interessi toscani e piombinesi, avesse il coraggio di puntare i piedi imponendo la sua competenza a gestire un rifiuto speciale (tale è il relitto della Concordia), lo scontro politico si risolverebbe in un conflitto di attribuzione di poteri tra Stato e Regione Toscana, che dovrebbe essere deciso dalla Corte Costituzionale, come previsto dall’art.134 della Costituzione.
Quindi alla fine è un problema di volontà politica, perché lo strumento giuridico per non farsi tagliare fuori dal governo (delle multinazionali) esiste e ce lo fornisce il detto articolo 134. Tutto sta avere il coraggio di buttarsi in una battaglia senza remore e senza paura. E alla fine sembra che la questione sia proprio questa: Rossi non ha il coraggio di schierarsi contro il governo retto dal suo partito.
Il PD locale non ci fa una miglior figura: organizza ridicole crociere su un rimorchiatore (non sappiamo ancora chi paga), come se fosse ancora necessario spiegare quali siano i pericoli del trasporto della Concordia fino a Genova. Dovrebbe viceversa imporre la sua linea nella direzione nazionale. Ma quello che è ormai chiaro è che il PD piombinese non ha la forza (o il coraggio?) di imporsi.

Non è vero che non c’è niente da fare,
vero è invece che chi di dovere non ne ha il coraggio.

martedì 13 maggio 2014

Un bel confronto dei candidati a Sindaco sulla cultura con l'associazione artistica di Renzo Mezzacapo


Vorrei ringraziare Renzo Mezzacapo ed i suoi figli per aver organizzato all’interno dei locali dell’associazione Artisti-ca un bel confronto tra i candidati a sindaco per la città di Piombino sulla cultura. In un momento così difficile per la nostra città un confronto di questo genere avrebbe potuto apparire frivolo, invece no, noi pensiamo che tutti i saperi debbano essere coltivati, che la cultura è
libertà, rispetto e convivenza civile, e come noi la pensano sicuramente i numerosi cittadini di Piombino che hanno affollato la sala dove si è svolta la discussione, per questo siamo lieti di recepire nel nostro programma alcuni degli spunti più interessanti che sono emersi dalla discussione. Decisamente un bel segnale!
Ecco il nostro programma per punti:
  • Potenziamento della Parchi val di Cornia.
  • Cura e mantenimento del territorio, cercando di preservare da speculazioni edilizie le parti più belle del nostro territorio, evitando scempi come quelli di via della Pace o di piazza Manzoni.
  • Evitare qualunque costruzione o concessione che aumenti l’antropizzazione di Baratti e del suo golfo.
  • Incentivare, anche attraverso sconti sulle tasse comunali, la ristrutturazione del centro storico rispettandone le caratteristiche d’epoca.
  • Favorire, anche attraverso la ricerca di sedi
    adeguate, le associazioni, i gruppi, ed i singoli cittadini che vogliono dedicarsi allo studio delle arti, in quanto crediamo che coltivare la bellezza aiuti tutta la città a vivere meglio.
  • Creare una borsa di studio riservata a coloro che
    vogliono approfondire lo studio della storia, del diritto, e dell’architettura del nostro territorio, anche cercando sinergie con le varie università presenti nella nostra regione.
  • Recuperare se possibile il progetto del museo del mare, e cercare di trovare fondi, magari di provenienza europea, per il recupero e l’esposizione della nave romana affondata davanti alle nostre coste.
  • Individuazione di spazi da destinare ad auditorium, sala conferenze.
  • Individuazione di uno spazio da destinare a piccolo teatro per favorire il lavoro delle compagnie locali.
  • Rivedere l’offerta formativa scolastica di Piombino, aprendo una seria discussione sulle ragioni che hanno portato alla soppressione della sezione di liceo classico.

REGOLAMENTO URBANISTICO:Strutture ricettive e sostenibilità della costa urbana e città.

Immagine Piombino tratta da  :