L’abbiamo
detto fin dall’inizio, l’arrivo della Concordia non sarebbe la panacea che
guarisce tutti i mali e sicuramente sarebbe un’operazione da studiare con
premura e attenzione per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Detto questo
è chiaro che potrebbe rappresentare una positiva opportunità per
muovere delle dinamiche economiche e magari il primo passo concreto verso la
realizzazione del polo di rottamazione delle navi. Tutto ciò, posto ovviamente
che certe cose si devon “fare per bene”, perché la rottamazione delle navi che
fanno in Norvegia non è uguale a come la effettuano i Turchia.
foto di repertorio relitto Costa Concordia |
Il
problema che è emerso in queste settimane, e che noi abbiamo sempre
evidenziato, è che il sistema del liberismo incontrollato ha reso concepibile che la società
privata, colpevole di un grave disastro, di un grave inquinamento e di
altrettanto gravi danni a carico dei Gigliesi, dell’ambiente marino toscano e
dell’immagine del nostro paese (per non parlare dei morti), abbia diritto di
scegliere dove portare il relitto.
E’
inaccettabile. In linea di principio non è ammissibile che chi si rende
colpevole, in questo caso gravemente colpevole, di pesanti danni per la
comunità, si veda riconoscere il diritto di scegliere cosa e come fare per
rimediare. E’ il potere pubblico che deve decidere, perché è in gioco
l’interesse pubblico.
Sulla
scorta di questa errata impostazione è perfino apparsa una conquista ciò che
invece doveva essere scontato, ossia che il relitto non venga portato in Turchia.
E’ per questa logica perversa che non sembra opportuno vietare alla Carnival di
portare la Concordia a Genova invece che a Piombino, unica soluzione razionale
e ambientalmente accettabile per le distanze da percorrere e i rischi
correlati.
E’
qui che emerge tutta la debolezza ideologica di questo governo di fronte al
volere delle multinazionali. Un governo che non riesce mai ad imporre le
migliori strategie per perseguire l’interesse pubblico ma si trova sempre prono
di fronte ai dictat del grande capitale.
Non
è vero che non ci sono strumenti legali per imporre alla Carnival il volere
dello Stato italiano. E non è vero che deve decidere il ministero. La Concordia
è ovviamente un rifiuto speciale e come tale il suo destino è di competenza
della Regione Toscana. Se il governo decide diversamente, il Presidente della
Regione Enrico Rossi ha il potere di opporre una volontà diversa, pretendendo
di scegliere dove mandare il relitto. Se il Presidente Rossi, che tanto ha
promesso e millantato impegno e forza nella difesa degli interessi toscani e
piombinesi, avesse il coraggio di puntare i piedi imponendo la sua competenza a
gestire un rifiuto speciale (tale è il relitto della Concordia), lo scontro
politico si risolverebbe in un conflitto di attribuzione di poteri tra Stato e
Regione Toscana, che dovrebbe essere deciso dalla Corte Costituzionale, come
previsto dall’art.134 della Costituzione.
Quindi
alla fine è un problema di volontà politica, perché lo strumento giuridico per
non farsi tagliare fuori dal governo (delle multinazionali) esiste e ce lo
fornisce il detto articolo 134. Tutto sta avere il coraggio di buttarsi in una
battaglia senza remore e senza paura. E alla fine sembra che la questione sia
proprio questa: Rossi non ha il coraggio di schierarsi contro il governo retto
dal suo partito.
Il
PD locale non ci fa una miglior figura: organizza ridicole crociere su un
rimorchiatore (non sappiamo ancora chi paga), come se fosse ancora necessario
spiegare quali siano i pericoli del trasporto della Concordia fino a Genova.
Dovrebbe viceversa imporre la sua linea nella direzione nazionale. Ma quello
che è ormai chiaro è che il PD piombinese non ha la forza (o il coraggio?) di
imporsi.
Non
è vero che non c’è niente da fare,
vero è invece che chi di dovere non ne ha il
coraggio.
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