A) Perché la Conferenza di Organizzazione?
A.1 Obiettivi della Conferenza
La ripresa del conflitto sociale, ma soprattutto la vittoria di
Syriza e la forza con cui il governo greco si scontra con la Troika per la fine
dell'austerità, apre una fase completamente nuova in cui il tema dell’uscita
dalle politiche neoliberiste si pone per la prima volta dopo vent’anni sul
tavolo dell’Unione Europea ed è diventato elemento di discussione a livello di
massa.
ll compito del nostro partito è quello di essere una forza di
avanguardia nell’organizzare la controinformazione, la solidarietà, per far
maturare concretamente la consapevolezza che la lotta del popolo greco e quella
del popolo italiano sono una lotta sola: la lotta dei popoli contro il
neoliberismo e le élites politiche e finanziarie che le dirigono.
La Conferenza non ha l'obiettivo di conservare l'esistente, ma
vuole rimodellare il Partito finora troppo ancora proiettato sulle scadenze
elettorali e sulle presenze istituzionali in modo che il PRC sia strumento
attivo e riconoscibile nel rafforzamento dell’opposizione all’austerità e al
neo-liberismo, sia percepito dai lavoratori come uno strumento utile per le
loro lotte e per la difesa dei loro diritti, e diventi evidente il contributo
che esso porta nella costruzione della unità sociale e politica della sinistra
antiliberista. Il nostro obiettivo è riunificare quello che il neoliberismo divide
e per questo riteniamo che il nostro partito debba innanzitutto essere in grado
di connettere i soggetti e i conflitti, di operare per la riunificazione della
classe e l’elaborazione di una comune cultura della trasformazione sociale. Il Partito
non deve rispondere solo alle necessità della fase, ma deve tenere anche aperta
nella immagine pubblica, nella ricerca culturale e nel dibattito interno la
prospettiva dell’alternativa di sistema, l'attualità e l'obiettivo della
rivoluzione socialista in Occidente.
B) La lunga crisi capitalistica, le novità della fase e i nostri
compiti
B.1 Gli effetti della crisi capitalistica
La lunga crisi “crisi costituente” ha distrutto diritti e “stato
sociale”, ha aumentato povertà, disuguaglianze, ha prodotto frammentazione
sociale, passivizzazione, solitudine e senso di impotenza. Renzi porta a
compimento la rivoluzione conservatrice: disoccupazione strutturale di massa,
precarizzazione del lavoro, totale distruzione del welfare, mercificazione dei
bisogni, restrizione della democrazia sia nella sfera della rappresentanza che
in quella dei diritti collettivi e individuali. La rapidità e la violenza con
cui questi processi vengono imposti prefigurano, se non sapremo interromperli,
una vera e propria emergenza umanitaria come quella che è in atto in Grecia.
In Italia più che altrove i processi che hanno accompagnato la
globalizzazione hanno prodotto disgregazione e frammentazione del mondo del
lavoro e quindi l’appannamento della coscienza di sé, l'interiorizzazione
diffusa della ideologia della flessibilità e della competitività,
l'annullamento dell’idea stessa della possibilità e della forza della lotta
collettiva.
B.2 Il cambio di passo
Nell'autunno 2014 si rompe la tregua sociale. Per la prima volta
la CGIL sciopera contro il “governo amico”, con a capo il segretario PD. La
ripresa del conflitto sociale e della lotta di classe non solo apre una fase in
cui si possono mutare i rapporti di forza ,ma anche costruire una soggettività
che superi il senso di impotenza e di solitudine. Il quadro politico europeo
favorisce oggi questa riconnessione fra sociale e politico, fra lotte di
opposizione alle politiche di austerità e costruzione della soggettività
politica dell’alternativa, perché si è aperta una possibilità concreta di
fermare le politiche della Troika, a partire dalle elezioni in Grecia e dalla
storica vittoria di Syriza. In questo senso la nostra linea politica, a partire
dalla nostra collocazione nel Partito della Sinistra Europea, comincia a
conseguire i suoi obiettivi passando per il risultato delle elezioni europee.
L'assemblea di Bologna dell'Altra Europa con il documento “Siamo a un bivio”
segna un elemento di avanzamento nella costruzione di questa sinistra di
alternativa, interna al GUE alle sue rappresentanze parlamentari europee, che
appartiene al campo del Partito della Sinistra Europea e apre un processo
unitario delle forze antiliberiste senza pretendere la messa in discussione dei
soggetti organizzati che vi aderiscono.
Questo processo è incompiuto, fragile, ancora indeterminato. La
garanzia che tutto non si fermi, è che il nostro Partito abbia ben chiari i
suoi compiti: costruire l’unità della sinistra alternativa e rafforzare il
Partito. Sono i compiti dei Partiti comunisti della nostra epoca.
C) Uscire a sinistra dalla crisi della politica e della stessa
democrazia
C.1 La costruzione ideologica della “casta “ e la utilità del PRC
Dobbiamo avere la capacità di decostruire due ordini di discorsi
dominanti nel senso comune: la questione della “casta” e la critica alla forma
Partito del 900, e soprattutto la capacità di rimettere in campo la diversità
comunista. Il discorso più pervasivo è quello che ha messo al centro la lotta
alla “casta” e allo spreco del denaro pubblico. I comunisti hanno sempre
combattuto corruzione, malaffare e clientelismo. Se già Marx usava il termine
casta per riferirsi a una sfera politica separata cui
1contrapponeva le
misure della Comune a partire dai livelli retributivi degli eletti, è fondamentale
che non sfugga l'operazione politica che si è costruita in questo ventennio e
in particolare negli ultimi anni e che è stata base ideologica sia
dell'incarico al "tecnico" Monti che del successo della propaganda
sulla rottamazione di Renzi.
La denuncia della casta, della corruzione, dei privilegi della
politica è stata usata per legittimare un'ulteriore blindatura della casta e un
ulteriore saccheggio della res pubblica attraverso privatizzazioni e
esternalizzazioni. Il loro utilizzo, sganciato da una effettiva
discussione sulle politiche neoliberiste e la loro amplificazione mediatica, è
stato lo strumento decisivo per mettere sotto scacco il “sistema dei Partiti” e
far crescere la sfiducia nella politica e nella stessa democrazia. Non vengono
messi in discussione i partiti responsabili dei fenomeni corruttivi, ma il
ruolo dei partiti come definito nell'articolo 49 della Costituzione. Il
capitalismo neoliberista considera una fastidiosa zavorra i partiti democratici
e popolari di massa e si organizza attraverso forme assai più americanizzate,
in cui contano il rapporto con i media, gli sponsor privati, non i corpi
militanti e la partecipazione attiva dei cittadini.
La costruzione ideologica del concetto di “casta” che si è
affermata nel nostro paese si fonda sull’identificazione delle responsabilità
specifiche dei gruppi dirigenti, che hanno governato il paese e delle scelte da
loro assunte con la stessa idea di politiche pubbliche e di democrazia. Tale
costruzione ideologica contribuisce ad un rafforzamento della passivizzazione
sociale. Noi siamo contro le caste, contro i gruppi dirigenti appartenenti
tanto alla sfera politica quanto alla sfera economico-finanziaria che hanno
portato il paese al disastro e ad esse contrapponiamo sia un’idea politica intesa
come spazio collettivo e democratico, sia la centralità del concetto di
pubblico.
C.2 La critica della forma partito, il rapporto Partito e
movimenti Bisogna rispondere
alla diffidenza pregiudiziale e all'ideologia del rifiuto della
"forma-partito". Questa presa di distanza è il portato di una
memoria collettiva indistinta e poco argomentata. Invece di spingere a una
riflessione necessaria e indispensabile su come e cosa debba essere il partito
oggi, questa ideologia e questi sentimenti diffusi e sedimentati in vasti
settori di movimento hanno prodotto conseguenze negative enormi. Se in Italia
non c'è una Syriza lo si deve anche a questo. La contrapposizione tra partito e
movimento, tra politico e sociale, non fa altro che rendere più deboli le
classi subalterne oggetto dell'attacco costante del neoliberismo. Noi non ci
sentiamo maestri, ma poniamo il tema di una ricerca comune delle forme adeguate
dell'organizzazione politica. Il Prc in particolare ha saputo cogliere
complessivamente nel contesto dello sviluppo del movimento altermondialista la “metamorfosi
del partito politico”, il superamento di uno schema basato sulla centralità del
Partito nella costruzione dei conflitti, dei movimenti e dei blocchi sociali e
sul ruolo marginale e subalterno delle altre soggettività organizzate, la
mitica cinghia di trasmissione e la consapevolezza di agire in un campo in cui
i diversi soggetti che lavorano per l’alternativa debbano riconoscersi e
intrecciare relazioni orizzontali, nel rispetto delle diverse pratiche. Tale
intuizione va coltivata e sviluppata. Il problema di un partito oggi rimane
quello della relazione con i “movimenti sapienti”, carichi di conoscenza, in
grado di avere orientamento politico e respiro strategico. La risposta rigida
alla relazione partito-movimenti non è data, essa è oggetto della nostra
ricerca futura, del dibattito teorico, dell'aggiornamento dell’analisi politica
e della sperimentazione.
D) Quale Partito ci serve oggi?
D.1 Diversi modelli di Partito per diverse situazioni sociali e
storiche della classe
Ogni modello organizzativo del Partito riflette una fase della
storia del movimento operaio e una diversa configurazione della classe. Il
modello mutualistico del socialismo francese e belga, quello della
socialdemocrazia tedesca e della II Internazionale, quello leninista e della
III Internazionale. La forma- partito non è dunque immutabile, sta alla nostra
capacità orientare il necessario cambiamento del nostro partito verso la
struttura più adeguata alle necessità della fase.
D.2 Il “modello italiano” del Partito comunista di massa
In Italia è stato proposto e realizzato uno straordinario modello,
relativamente inedito, di “Partito comunista di massa”. Il quadro
teorico-politico fondamentale di una tale forma-Partito era la prospettiva della
“democrazia progressiva”, in sostanza della Costituzione antifascista, che
trovava alimento reale nella partecipazione popolare alla democrazia
parlamentare proporzionale e nelle esperienze di governo democratico negli enti
locali. Le elezioni, per il loro significato simbolico oltre che pratico,
rappresentavano per l’intero corpo di quel Partito il momento più alto, la
misura concreta dell’avanzamento delle ragioni delle masse popolari o
addirittura tappe dell’avanzata verso il socialismo. Tutto ciò rendeva
impensabile che un proletario cosciente si astenesse dal voto, e per molto
tempo nel senso comune popolare l’astensionismo o la scheda bianca furono
considerati roba da fascisti .Il nesso fortissimo fra Sindacato di classe e
Partito funzionava inoltre come efficace volano per una promozione continua e
molecolare di quadri proletari nel Partito e viceversa.
Un fitto reticolo di associazionismo democratico, autonomo e
unitario ma quasi sempre promosso direttamente dal Partito (ANPI, ARCI, UISP,
UDI, etc.), permetteva ai comunisti di nuotare in un mare vivo di
partecipazione. Il Partito comunista di massa è stato il più formidabile
fattore di democratizzazione reale della società italiana, e non solo per il
ruolo dei comunisti nella lotta antifascista e nella Resistenza.
2
D.3 Quel modello di Partito corrispondeva a una società italiana,
e a una situazione della classe, che non esistono più Le modificazioni profonde della società italiana, e della
nostra classe di riferimento rendono oggi impossibile quel modello di Partito.
Già quando Rifondazione nacque, quel modello di Partito ereditato dal PCI si
mostrava inadeguato di fronte alle modificazioni profonde della struttura
produttiva e della nostra classe. Il contesto economico che lo aveva
accompagnato era la società italiana del dopoguerra e poi del boom economico
degli anni 60 e 70, una società impetuosamente industrializzata (sia pure in
forma caotica e distorta), che vedeva il trasferimento massiccio di popolazione
proletaria dal Sud al Nord del paese, la trasformazione in proletari di milioni
di ex-contadini e di ex-sottoproletari, la radicale democratizzazione di strati
consistenti della piccola borghesia legati alla scolarizzazione crescente; era
una società che viveva nel quotidiano l’avanzata delle conquiste democratiche e
di embrioni di “stato sociale”, grazie alla spinta sindacale coordinata ad un’accorta
tattica parlamentare. Ora quella società italiana non esiste più, così come non
esiste più la configurazione della nostra classe che a quella società
corrispondeva. Tanto banale affermarlo quanto difficile trarne le conseguenze
politiche e organizzative per il Partito. Se nel capitalismo fordista - che
riuniva per le sue stesse necessità produttive migliaia di lavoratori in uno
stesso luogo, con gli stessi orari (e gli stessi salari) - il momento
soggettivo del Partito, della coscienza e dell’organizzazione, era necessario,
possiamo ben dire che oggi, nell’attuale capitalismo post-fordista, tale
momento soggettivo di coscienza e di organizzazione è mille volte più
necessario.
D.4 Occorre un rinnovamento profondo dei Circoli del PRC e della
nostra presenza nei luoghi di lavoro Il questionario ci aiuterà a capire chi siamo oggi. Siamo in parte
un Partito di massa con iscritti che vengono da quella tradizione e da quel
livello di impegno, ma siamo anche un Partito di quadri, spesso di movimento o
di attivisti sindacali. I Circoli, che sono la base della nostra presenza e la
forza territoriale che ci ha permesso di resistere e di non essere travolti
dalla crisi della politica, sono anche il luogo da dove cominciare la nostra
trasformazione. Il nostro Partito è stato decimato non solo dalle scissioni,
dagli errori e dalle sconfitte politiche, ma ha vissuto fino in fondo la crisi
che ha coinvolto “il sistema dei Partiti” e che ne ha diminuito peso e legami
di massa. Il salto di qualità che ci proponiamo è affrontare il tema del
radicamento, evocato in tutte le nostre passate CdO, ma perennemente rimasto
nella sfera del dover essere.
Costruire il radicamento del partito significa far dialogare ed
incontrare i diversi spezzoni e le diverse soggettività costruendo una lettura
del mondo e una cultura politica in grado di operare per l’unificazione. La
diversità comunista non significa esporre ed esibire la nostra differenza,
rendere visibile un frammento tra gli altri. La nostra differenza deve essere
tesa a ricomporre e far dialogare frammenti oggi divisi. Questo ci richiama
alla formazione di un militante comunista che sia in grado di connettere
linguaggi ed esperienze diverse all’interno di un discorso unitario, che sia in
grado di svolgere una funzione di “traduttore sociale”, cogliendo gli obiettivi
e gli elementi unificanti in una situazione di grande frantumazione.
D.5 La democrazia nel Partito
La cristallizzazione delle correnti ha molto danneggiato la vita
interna del partito e la Conferenza deve trovare la modalità per superare
questo vizio mortifero per una comunità politica. La democrazia ed il più ampio
pluralismo nel partito rappresentano per noi un elemento costituente e dinamico
della nostra concezione di comunismo insieme alla capacità di agire nella realtà.
Bisogna creare le condizioni per una reale partecipazione democratica degli
iscritti e delle iscritte a tutti i livelli e su tutte le scelte del partito
della quotidianità, alla decisione sulle grandi opzioni politiche. Confermiamo
la scelta congressuale che su di esse, oltre alla attivazione di una grande
discussione nel partito si dia luogo obbligatoriamente per la decisione finale
a referendum tra le iscritte e gli iscritti. Si ribadisce la cadenza annuale
obbligatoria della assemblea nazionale dei segretari di Circolo. Ma il terreno
dirimente è la gestione unitaria, la unica modalità democratica di
funzionamento del partito se realizzata nelle comune volontà di realizzare la
linea dei congressi.
D.6 Le giovani generazioni, la crisi e il rilancio dei Giovani
Comunisti
La crisi e le ricette dell’austerità privano del futuro le giovani
generazioni e le lasciano in balìa della totale precarietà. Non a caso sono i
giovani e le giovani soprattutto che si ribellano e riempiono le piazze
d'Europa lottando contro disuguaglianze e ingiustizia sociale. È dunque grande
la cura e l’attenzione che il partito ha nel cercare di tornare ad essere punto
di riferimento per le giovani generazioni. Va dunque rinsaldata e rimodulata la
relazione con l'organizzazione giovanile del Partito che ora sta procedendo
verso una importante Conferenza Nazionale.
E) Il muro di gomma del Partito monosessuato
Il PRC è oggi un Partito profondamente impermeabile alle culture e
alle pratiche del femminismo, totalmente estraneo al dibattito e alla vita del
movimento delle donne in Italia e in Europa e conseguentemente incapace di
parlare alle donne. Ma il fatto più grave è che questo è frutto di un regresso,
dell'abbandono di una sfida che dentro il Partito era stata aperta, cioè quella
di intrecciare
3
femminismo e marxismo e che nella rifondazione comunista fosse
assunta come fondativa la contraddizione di genere e come obiettivo esplicito
la lotta alle forme patriarcali nella società e nella organizzazione politica.
Le regole della democrazia di genere introdotte sono un piccolo passo verso una
democrazia sostanziale, che riconosce la asimmetria di potere fra i generi
nella società e nel Partito e vuole fare spazio alle donne, una semplice regola
di civiltà. Oggi è assolutamente disattesa.
Nella CdO le donne prendendo la parola come singole e/o con
contributi collettivi possono trovare il percorso che contrasti questa
situazione: un primo passo che rimetta in moto le relazioni fra le compagne
potrebbe essere la Conferenza delle donne del PRC.
F) Per un nuovo radicamento del Partito: la proposta del “partito
sociale”
Il radicamento non è la partecipazione o il sostegno del nostro Partito
alle mobilitazioni e alle iniziative di movimenti di protesta, di opposizione o
di lotta; questo rappresenta sicuramente un passo in avanti rispetto alla pura
azione di denuncia e propaganda, ma non basta per essere percepiti come
interni, partecipi di percorsi di lotta condivisi. E' necessario stare dentro i
movimenti e le lotte ed eventualmente promuoverli. Si tratta di passare dal
sostegno alle lotte alla costruzione di un nostro contributo attivo e diretto
alla loro organizzazione. Ogni nostro militante e tanto più ogni nostro
dirigente, deve partecipare a qualcuna delle realtà di base, oppure promuoverne
là dove non ce ne sono, partendo dai bisogni concreti: non si può stare nella
politica senza essere interni ai movimenti reali di lotta e di trasformazione
sociale. L'internità ai movimenti dei militanti comunisti è decisiva anche per
superare il carattere episodico, d'opinione, esterno ai luoghi in cui si
articola la struttura economica e sociale del paese, che spesso anche i
movimenti rischiano di assumere, riducendosi talvolta a organizzare più
spezzoni di sinistra politica che non i soggetti sociali che vivono
quotidianamente le contraddizioni. Infatti il punto decisivo per chi voglia
andare nella direzione della trasformazione del modello sociale è sempre
l'auto- organizzazione dei soggetti sociali. Al tempo stesso il Partito non si
deve “sciogliere” nei movimenti, ma svolgere un proprio ruolo di proposta e
prospettiva politica, in coerenza con gli obiettivi delle lotte (un ruolo
egemonico nel senso gramsciano del termine), senza ledere l'autonomia dei
movimenti e dei sindacati.
F.1 Il partito sociale: le attività di mutualità e di sostegno
della lotta popolare per la sopravvivenza Il liberismo ha creato una vasta area di disperazione sociale. Il
Partito si deve misurare con questa situazione, anche sostenendo nell’immediato
la lotta popolare per la sopravvivenza. Le pratiche solidaristiche e
mutualistiche: forme di auto-organizzazione del comune oltre il mercato.
Costruire forme stabili di “Comune sociale” anche nel conflitto con le
istituzioni locali. Il “partito sociale” non è un settore di lavoro fra gli
altri, è la forma che tutto il PRC intende assumere, perché è il modello di
partito che corrisponde alla situazione attuale della nostra classe di
riferimento. Più in generale la pratica del partito sociale deve porsi
l'obiettivo di produrre esperienze di auto-organizzazione concreta alternative
alla distruzione dello stato sociale e di avviare processi di crescita della
coscienza collettiva. Si tratta insomma di costruire nella società, nel vivo
dei conflitti, forme permanentemente autorganizzate e autogestite (consiliari,
si sarebbe tentati di dire), embrioni reali della democrazia diretta e
partecipativa, che sole possono contrastare le logiche pervasive dell'impresa.
Per un partito comunista tutto ciò significa socializzare la politica nella
consapevolezza che anche il compito di riannodare i fili disgregati
dall'offensiva neoliberista passa per una riappropriazione della politica da
parte delle soggettività sociali popolari, come snodo decisivo per la ripresa
del cammino verso il socialismo.
G) Differenziare i diversi livelli del Partito anche per “funzione”
Non sembra razionale, né corrispondente ai nostri attuali mezzi,
che ogni istanza presenti, più o meno in miniatura, le medesime responsabilità
di tutte le altre senza legami con l'intervento e la presenza nel conflitto.
Meglio concentrarsi su alcune priorità e indirizzare su queste in modo
strutturato le nostre forze. Si apre a questo proposito uno spazio di
innovazione e di sperimentazione, di cui forniamo – come contributo alla
discussione – alcuni esempi possibili.
Il regionale potrebbe essere incaricato del rilancio,
ricostruzione o fondazione ex novo delle situazioni territoriali, può svolgere
più adeguatamente la funzione della formazione perché le singole federazioni
non hanno la massa critica necessaria per garantire iscrizioni, partecipazione
e continuità. Il livello della Federazione potrebbe essere invece quello in cui
si concentra in prevalenza la “funzione- inchiesta”; anche il livello Nazionale
– ferme restando le responsabilità statutarie del CPN e della Direzione – non è
detto che debba accentrare a Roma tutte le responsabilità.
H) Il Partito non è un Ministero: lavorare per progetti
Non corrisponde alle nostre attuali esigenze una struttura rigida
del nostro apparato. Le attuali “aree” non sono rigide, ma poi nel
funzionamento delle competenze che a loro si riferiscono finiscono per
riprodurre i vecchi Dipartimenti, a cui molto spesso non corrisponde più alcuna
filiera effettiva nel corpo vivo Partito. Questo presenta inconvenienti: la
mancanza di collegialità, la impossibilità per il Partito di condividere e
diffondere il sapere specialistico maturato in quel determinato settore di
lavoro e la impossibilità per il/la
4
compagno/a di evitare la propria fossilizzazione
iper-specialistica; la tendenziale mancanza di verifica del lavoro politico
svolto; la inamovibilità di fatto di quel/quella dirigente. Noi proponiamo l’abbandono
definitivo di queste pratiche per passare dalla logica burocratica e
ministeriale dei Dipartimenti (per giunta virtuali) alla logica politica e
rivoluzionaria del “lavorare per progetti”. La parola chiave dei progetti è la
verifica del lavoro svolto. I Comitati politici devono recuperare un ruolo di
reale direzione politica del partito, coinvolgere tutte le energie per una
effettiva gestione collegiale, discutere e decidere su questioni concrete, fare
il bilancio del lavoro svolto, verificare le responsabilità e il lavoro del
gruppo dirigente, insomma saper attivare il lavoro collettivo ed una proficua
dialettica in tutto il Partito. La prima indicazione è di promuovere in ogni
Federazione (o comunque in ogni territorio omogeneo) il “Coordinamento dei/lle
lavoratori/trici comunisti/e” come luogo di discussione e promozione
dell'iniziativa del Partito sui temi del lavoro, della precarietà e della
disoccupazione, e sulla questione sindacale, per individuare una linea di
intervento comune, al di là delle diverse appartenenze sindacali.
I) La Formazione e l’Autoformazione politica nel PRC
I.1 L’importanza della Formazione politica per l’autonomia
politica e culturale della nostra classe
La classe dominante dedica enorme attenzione, grandi sforzi, e
cospicui investimenti, alla formazione ideologica delle masse, e specialmente
alla conformazione del loro “senso comune” e alla passivizzazione. La nostra
attività di lotta su questo terreno decisivo incontra dunque molte difficoltà a
partire dalla spaventosa sproporzione dei mezzi a disposizione. Per noi dunque
anche la cultura diventa una cosa seria solo se appartiene tendenzialmente a
tutti/e come uno strumento della propria auto-liberazione. Il Partito in sé
dovrebbe essere in ogni momento luogo di formazione, ma esiste una cultura e un
sapere specifico che dobbiamo curare pena il pressapochismo e la sciatteria. I
comunisti e le comuniste del XXI secolo debbono impadronirsi di questa grande
nostra tradizione culturale, che è fatta di esperienza politica, di filosofia, di
economia, di sociologia, che è fatta di storia, ma anche di arte e di
letteratura, ed è molto importante che lo facciano: noi veniamo da lontano, e
andiamo lontano. Quindi la Formazione politica deve diventare un impegno
continuativo ed organizzato di tutto il Partito, volto al rafforzamento dell’autonomia
culturale e al rinnovamento dei gruppi dirigenti attraverso la creazione
continua di nuovi quadri.
I.2 Alcune proposte per un sistema di Formazione e Autoformazione
Già il momento della prima iscrizione al Partito dovrebbe essere
segnato da un momento iniziale di formazione, si potrebbe pensare per esempio a
“Feste del tesseramento” caratterizzate dalla consegna del Manifesto del
Partito comunista ad ogni nuova/o iscritta/o :questo farebbe capire ai/alle
neo-iscritti/e che con la tessera comunista essi/e entrano a far parte di una
grande storia. Ad a ogni livello di responsabilità nella vita del Partito
dovrebbe corrispondere un momento di studio e di Formazione, con periodicità
perlomeno annuale. Grande potrebbe essere l’apporto che può venire anche dall’esterno
del Partito, da parte di intellettuali di orientamento comunista o di sinistra
che siano disposti a mettere a disposizione del Partito le loro preziose
competenze nei campi più svariati (Forum permanenti di intellettuali comunisti?
“Comitati Scientifici” da costruirsi ai diversi livelli?), con una capacità di
far circolare documenti, articoli, video, lezioni, ecc. a partire da uno
specifico sito del Partito.
L) L'autofinanziamento
Il punto fermo è la nostra scelta di mantenere il Partito che
abbia un centro ed una articolazione territoriale, rafforzando, riorganizzando
e riqualificando la nostra presenza e la nostra azione ed il nostro conseguente
radicamento. Da qui occorre partire analizzando la situazione attuale,
ponendoci obiettivi, tempi e strumenti per raggiungerli.
L.1 Alcuni dati su cui ragionare
-Entrate da finanziamento pubblico passate da circa 16 milioni di
euro del 2008, a 15 mila euro, come penultima tranche del co-finanziamento che
sarà del tutto azzerato nel 2016; -Tesseramento: dai 71.000 iscritti
conteggiati nel 2008 ai 23.500 nel 2013; -tenuta del nostro radicamento
territoriale, 120 federazioni ed oltre 1.000 circoli;
-una consistenza numerica media delle Federazioni tra i 200 ed i
300 iscritti; -il peso enormemente aumentato della tassazione sugli immobili di
proprietà; -la necessità di far fronte ad una situazione debitoria accumulatasi
sia nei territori che nazionalmente; -la riduzione drastica dei funzionari sia
centrali (da 110 al livello nazionale nel 2008 ai 19 di oggi, tutti in CIG) che
territoriali (regionali e/o di Federazione); -la chiusura del quotidiano “Liberazione”
e l’attuale mancanza di forme di comunicazione/informazione/ scambio, del
Partito.
L.2 4 passi da compiere e gli obiettivi da raggiungere entro i
prossimi 24 mesi 1) TESSERAMENTO: obiettivo almeno 20.000 iscritti nel 2015, applicando le nostre
regole che
5
prevedono una quota minima annua di 20 euro/anno, di cui 5 come
quota nazionale ed i restanti 15 ripartiti (con decisione degli organismi
dirigenti) tra Circolo, Federazione e Regionale. 100.000 euro di entrate dal
tesseramento sono realisticamente raggiungibili;
2) RID: almeno 1.400
compagne/i (iscritte/i e/o sostenitori) in Italia che, compilando apposito RID
contribuiscano per 10 euro/mese. Da qui dovrebbero essere garantiti circa
160.000 euro/anno; il RID garantisce l'entrata costante e consente la
programmazione delle spese e delle attività.
3) VERSAMENTI da parte di PARLAMENTARI, CONSIGLIERI, ASSESSORI,
DETENTORI DI VITALIZI grazie
all'elezione a rappresentanti istituzionali del PRC: l'obiettivo è di dare
applicazione piena alle regole per il versamento dell'indennità di carica (cosa
che avviene pienamente fin dall'inizio dell'incarico per la nostra unica
parlamentare europea) e/o del vitalizio raggiungendo così 100.000 euro di
entrate annue.
4) Il 2 PER MILLE (o 5 per mille) e le detrazioni fiscali (26%). Attendiamo la applicazione della Legge in vigore che ci
consenta di poter essere iscritti all' "Albo dei Partiti" con la
possibilità per ogni contribuente, nella Dichiarazione dei redditi, di
indirizzare a favore del PRC il versamento da parte dello Stato del 2 per mille
dell'imponibile del sottoscrittore (per ogni sottoscrittore possiamo con
cautela prevedere in media 10 euro di entrate a favore del Partito). E'
ipotizzabile un risultato di 100.000 euro all'anno.
L.3 Come garantire la nostra azione/agibilità oggi, mentre
lavoriamo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi
Bisogna raggiungere gli obiettivi quanti/qualitativi nel tempo
indicato: entro le fine del 2016 arrivare ad un bilancio di 300/350.000 euro
completamente autofinanziato conseguendo l'autonomia finanziaria e
organizzativa del Partito. Gestire in modo accurato il patrimonio immobiliare
equilibrando vendite, apertura di nuove sedi, utilizzo di sedi per produrre
reddito e iniziativa politica allargata, divisione chiara delle responsabilità
di gestione fra nazionale e sedi locali.
L.4 Dalla CdO e dalle “buone pratiche” già in atto vengano nuove
proposte
E' importante diffondere le buone pratiche che già hanno cambiato
il volto del nostro partito. La conferenza è una occasione per conoscerle,
discuterle e perfezionarle.
M) Non c'è comunità senza comunicazione
Il tema della comunicazione è imprescindibile per il nostro
Partito: in questa fase è enorme il gap tra potenzialità della nostra linea
politica e possibilità di farli entrare nel dibattito pubblico e di orientare .
Alla totale mancanza di risorse economiche dobbiamo sopperire con la
valorizzazione di tutte le competenze e le intelligenze di cui disponiamo La
nostra presenza sul web e attraverso i social network può essere notevolmente
rafforzata e qualificata facendo tesoro delle esperienze più avanzate della sinistra
radicale e dei movimenti europei. In questi mesi abbiamo definito le condizioni
per il ritorno online della nostra storica testata per restituire alla nostra
comunità e alla sinistra tutta uno strumento essenziale e uno spazio di
discussione, elaborazione, analisi, racconto dei fatti e battaglia delle idee.
REGOLAMENTO IV CONFERENZA di ORGANIZZAZIONE NAZIONALE PRC 2015
approvato dal CPN del 20-21/12/2014
1. La Conferenza di Organizzazione si articola in: Conferenze di
Circolo, di Federazione, Regionali e Nazionale. ‘Le conferenze di circolo
avranno luogo tra il 14 febbraio e il 7 marzo, quelle di Federazione tra l’8 e
il 21 marzo, quelle Regionali tra il 22 marzo e il 4 aprile, quella Nazionale
dall’11 al 12 aprile 2015.’ (*)
2. Le platee delle Conferenze di circolo, di federazione,
regionali e nazionale devono consentire e facilitare il coinvolgimento del
corpo largo del partito, delle sue articolazioni nonché delle compagne e dei
compagni impegnati nei movimenti. Vi partecipano tutte le iscritte e tutti gli
iscritti 2014 e le/i nuove/i iscritte/i al circolo entro il 30 gennaio 2015. Le
platee devono tener conto del pluralismo interno nel rispetto della democrazia
di genere (almeno il 40% di presenza di ciascun sesso ma tendenzialmente il
50%).
3. Alle Conferenze di circolo, di federazione, regionale e
nazionale viene posto in discussione e al voto il documento approvato dalla
Direzione nazionale, che verrà reso pubblico tramite il sito del PRC, come
anche documenti e/o contributi presentati da compagne e/o compagne/i del
Comitato Politico Nazionale (CPN) e/o del Collegio Nazionale di Garanzia (CNG).
Sul sito del partito vengono altresì pubblicati gli altri contributi
eventualmente elaborati dalle istanze previste dallo Statuto. La Direzione
nazionale elegge una “Commissione nazionale” per il regolare svolgimento della
Conferenza in tutte le sue fasi e per la verifica e la corrispondenza delle
platee ai criteri fissati dal presente Regolamento.
4. Conferenza di Circolo: va preparata e pubblicizzata almeno 7
giorni prima del suo svolgimento con comunicazione scritta individuale (tramite
lettera, email, altre modalità) con indicazione di data, orari e modalità di
svolgimento della Conferenza. Devono essere resi noti il testo del documento
sottoposto a consultazione, gli atti allegati nonché eventuali contributi che
il circolo ha elaborato per la propria realtà. La Conferenza di circolo è
aperta da una relazione della/del segretaria/o che illustra il documento
approvato dalla Direzione nazionale e sottoposto a consultazione e al voto. La
conclude l’intervento del compagno o della compagna indicato/a dalla
federazione. Nel dibattito possono intervenire tutte/i le/gli iscritte/i al
circolo, nonché le/i componenti del CPF e del CFG della propria federazione o
quelli del CPN e del CNG. Le Conferenze di circolo sono aperte al contributo e
all’intervento delle realtà esterne, di associazioni, realtà di lotta,
rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici, dei comitati con i quali si
intrecciano rapporti nel territorio. Ogni iscritta/o del circolo può presentare
documenti, ordini del giorno e/o proporre modifiche, integrazioni,
arricchimenti al documento sottoposto a consultazione. Tutti i documenti e i
contributi approvati vengono trasmessi alla Conferenza di federazione e
sottoposti alla valutazione della Commissione nazionale. Anche i documenti non
approvati vengono messi a conoscenza della Commissione nazionale.
5. Conferenza di Federazione: ne fanno parte il CPF, il CFG, il
Coordinamento dei/delle giovani comunisti/e, i/le segretari/e dei circoli, i/le
tesorieri/e e/o i/le responsabili di organizzazione dei circoli, compagne e
compagni - individuati/e dal CPF – impegnate/i in organismi di massa,
associazioni, movimenti, esperienze di vertenze, le/gli elette/i al Consiglio
provinciale, comunale e di municipio o di circoscrizione. Il CPF stabilisce un
riequilibrio per garantire il rispetto della differenza di genere e del pluralismo
interno. La Conferenza di federazione è aperta da una relazione della/del
segretaria/o che illustra il documento approvato dalla Direzione nazionale e
sottoposto alla consultazione e al voto. La conclude l’intervento del compagno
o della compagna indicato/a dalla Commissione nazionale. Elegge nel suo seno
una Commissione politica per elaborare un documento finale anche in relazione a
un approfondimento per la propria realtà territoriale. Nel dibattito possono
intervenire anche le/i componenti del CPN e del CNG. Le Conferenze di
federazione sono aperte al contributo e all’intervento delle realtà esterne,
delle associazioni, dei comitati con i quali si intrecciano rapporti nel
territorio. Ogni componente la platea della Conferenza può presentare documenti,
ordini del giorno e/o proporre modifiche, integrazioni, arricchimenti al
documento sottoposto a consultazione. Tutti i documenti e i contributi
approvati vengono trasmessi alla Conferenza nazionale e sottoposti alla
valutazione della Commissione politica nazionale e al voto delle Conferenze
medesime, mentre i documenti respinti vengono messi a conoscenza della
Commissione politica nazionale.
6. Conferenza regionale: è composta dal CPR e dal CRG, dalle/dai
componenti il Coordinamento regionale delle/dei Giovani Comuniste/i, dalle/dai
segretarie/i e tesoriere/i delle federazioni, da compagne e compagni
individuate/i dal CPR impegnate/i in organismi di massa, associazioni,
movimenti, esperienze di vertenze, elette/i nel consiglio regionale. Il CPR
stabilisce un riequilibrio, ai fini di garantire il rispetto della differenza
di genere e del pluralismo interno. La Conferenza regionale è aperta da una
relazione del/della segretario/a che illustra il documento approvato dal CPN e
sottoposto alla consultazione e al voto. E' conclusa dall’intervento del
compagno o della compagna indicato/a dalla Commissione nazionale.Elegge nel suo
seno una Commissione politica per elaborare un documento finale anche in
relazione a un approfondimento per la propria regione. Nel dibattito possono
intervenire tutte/i le/i componenti del CPN e del CNG. Le Conferenze regionali
sono aperte al contributo e all’intervento delle realtà esterne, delle
associazioni, dei comitati con i quali si intrecciano rapporti nel territorio.
Ogni componente la platea della Conferenza può presentare documenti, ordini del
giorno e/o proporre modifiche, integrazioni, arricchimenti al documento
sottoposto a consultazione. Tutti i documenti e i contributi approvati vengono
trasmessi alla Conferenza nazionale e sottoposti al voto delle conferenze e
alla valutazione della Commissione politica nazionale; i documenti respinti
vengono messi a conoscenza della Conferenza nazionale.
7. Conferenza nazionale: è composta dal CPN e dal CNG, dalle/dai
componenti il Coordinamento nazionale delle/dei giovani comuniste/i, dai/dalle
segretari/e delle federazioni e regionali, dagli/dalle
organizzatori/organizzatrici e dai/dalle tesorieri/e regionali, compagne e
compagni individuate/i dalla Direzione impegnati/e in organismi di massa,
associazioni, movimenti, esperienze di vertenze, gli/le eletti/e al Parlamento
europeo, ai consigli regionali. A questi/e si aggiungono un/una rappresentante
per le federazioni superiori ai/alle 300 iscritti/e, due per quelle superiori
ai/alle 500 iscritti/e, indicati/e nelle rispettive conferenze di Federazione.
La Commissione nazionale ha il mandato di prevedere una specifica modalità di
partecipazione al percorso della Conferenza di organizzazione per gli/le
iscritti/e all’estero, inoltre stabilisce un riequilibrio della platea ai fini
di garantire il rispetto della differenza di genere e del pluralismo interno.
La Conferenza nazionale elegge nel suo seno una Commissione politica con il
compito di valutare tutti i contributi e i documenti pervenuti dalle Conferenze
delle precedenti istanze, di valutare eventuali proposte avanzate dalle/dai
partecipanti alla Conferenza nazionale, nonché di elaborare una proposta finale
da sottoporre alla platea.
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(*) Date così modificate dalla Direzione nazionale del 7 febbraio 2015.
Per leggere il DOCUMENTO COMPLETO DELLA CONFERENZA PRC 2015 cliccare il link in basso