martedì 13 maggio 2014

Un bel confronto dei candidati a Sindaco sulla cultura con l'associazione artistica di Renzo Mezzacapo


Vorrei ringraziare Renzo Mezzacapo ed i suoi figli per aver organizzato all’interno dei locali dell’associazione Artisti-ca un bel confronto tra i candidati a sindaco per la città di Piombino sulla cultura. In un momento così difficile per la nostra città un confronto di questo genere avrebbe potuto apparire frivolo, invece no, noi pensiamo che tutti i saperi debbano essere coltivati, che la cultura è
libertà, rispetto e convivenza civile, e come noi la pensano sicuramente i numerosi cittadini di Piombino che hanno affollato la sala dove si è svolta la discussione, per questo siamo lieti di recepire nel nostro programma alcuni degli spunti più interessanti che sono emersi dalla discussione. Decisamente un bel segnale!
Ecco il nostro programma per punti:
  • Potenziamento della Parchi val di Cornia.
  • Cura e mantenimento del territorio, cercando di preservare da speculazioni edilizie le parti più belle del nostro territorio, evitando scempi come quelli di via della Pace o di piazza Manzoni.
  • Evitare qualunque costruzione o concessione che aumenti l’antropizzazione di Baratti e del suo golfo.
  • Incentivare, anche attraverso sconti sulle tasse comunali, la ristrutturazione del centro storico rispettandone le caratteristiche d’epoca.
  • Favorire, anche attraverso la ricerca di sedi
    adeguate, le associazioni, i gruppi, ed i singoli cittadini che vogliono dedicarsi allo studio delle arti, in quanto crediamo che coltivare la bellezza aiuti tutta la città a vivere meglio.
  • Creare una borsa di studio riservata a coloro che
    vogliono approfondire lo studio della storia, del diritto, e dell’architettura del nostro territorio, anche cercando sinergie con le varie università presenti nella nostra regione.
  • Recuperare se possibile il progetto del museo del mare, e cercare di trovare fondi, magari di provenienza europea, per il recupero e l’esposizione della nave romana affondata davanti alle nostre coste.
  • Individuazione di spazi da destinare ad auditorium, sala conferenze.
  • Individuazione di uno spazio da destinare a piccolo teatro per favorire il lavoro delle compagnie locali.
  • Rivedere l’offerta formativa scolastica di Piombino, aprendo una seria discussione sulle ragioni che hanno portato alla soppressione della sezione di liceo classico.

REGOLAMENTO URBANISTICO:Strutture ricettive e sostenibilità della costa urbana e città.

Immagine Piombino tratta da  :

sabato 10 maggio 2014

Risposte a:" Toscana Oggi" di Fabrizio Callaioli Candidato Sindaco per PRC Piombino



      DOMANDE DI TOSCANA OGGI :

    1) Qual'è secondo lei il principale problema della sua città e come pensa di affrontarlo?


    2) Ha in programma azioni a sostegno della famiglia, specie di quelle numerose?

    3) Quali azioni intende intraprendere per rispondere 
    al problema della mancanza di lavoro soprattutto di quello giovanile?

    4) Di fronte alle povertà vecchie e nuove quali armi intende usare?





    1. Il problema principale di Piombino è sicuramente
      il lavoro, quello che non c’è, e quello che stiamo per perdere. La situazione delle grandi fabbriche siderurgiche è preoccupante. Anche la SOL è in grossa difficoltà. Le stime prevedono che più di 4.000 lavoratori stiano rischiando il posto di lavoro, e con loro anche commercianti, artigiani e liberi professionisti. Credo che la soluzione a questo problema possa essere solo
      NAZIONALIZZARE la fabbrica. La ristrutturazione di cui la Lucchini ha bisogno è di
      dimensioni tali che credo solo lo Stato possa sostenere, occorrono ingenti investimenti, e siccome i regali sono finiti, lo stato dovrà gestire quella fabbrica direttamente o in società con il privato (se ci sarà). Occorre salvare la fabbrica non per mero assistenzialismo come sostiene qualcuno, ma perché la produzione di acciaio è strategica per le nazioni industrializzate, basti pensare che il primo trattato europeo stipulato fu quello della CECA (comunità europea per il carbone e l’acciaio). Naturalmente tutto ciò non è sufficiente, occorre sviluppare adeguatamente il porto, sia come terminal commerciale che come polo per la rottamazione, se l’impatto ambientale lo consentirà.


    2. Sicuramente dovranno essere adottate strategie di sostegno per le famiglie in difficoltà, che non
      sono solo quelle numerose. Riparametrare le imposte comunali secondo criteri che rispettino una proporzione più adeguata della attuale ai redditi familiari. Interventi a sostegno della casa, non solo con erogazioni assistenzialistiche ma anche incentivando l’edilizia popolare. Ritengo inoltre che debba essere ripotenziato il Servizio Sociale per aumentare la capacità di intervento in assistenza delle famiglie.

    3. La risposta è ovviamente collegata a quella relativa alla prima domanda. E’ chiaro che, accanto alla difesa del polo industriale, la
      diversificazione economica sia essenziale per rilanciare l’economia e soprattutto l’occupazione giovanile. Insieme al porto, al commercio e al turismo, si deve pensare ad una modernizzazione delle strutture produttive e delle aziende di fornitura dei servizi, in maniera da mettere a frutto le competenze giovanili, fra cui ad esempio la maggior diffusione di conoscenze informatiche. E’ importante anche adoperarsi per migliorare l’offerta formativa di questo territorio, mi riferisco ovviamente alla scuola superiore, così da fornire ai giovani le competenze più facilmente spendibili nel mercato della zona.

    4. Io appartengo ad un partito dalla forte
      strutturazione ideologica, per questo credo che si debba programmare l’economia in modo da non
      lasciare nessuno indietro e da affrancare ciascuno dai bisogni primari. Quindi, ritengo necessario indirizzare le risorse a disposizione dell’amministrazione locale nella tutela dei servizi e nell’implementazione delle assistenze, sempre nell’obiettivo di favorire un’economia che riduca al massimo il numero delle persone bisognose.


      venerdì 9 maggio 2014

      Fabrizio Callaioli Candidato Sindaco PRC Piombino risponde al CNA






      1. CINQUE SEMPLIFICAZIONI BUROCRATICHE
      1. Anagrafe informatizzata con accesso tramite pin da consegnare ad ogni cittadino, con possibilità di stampare certificati anche da terminali automatici dislocati presso gli uffici comunali e le sedi dei quartieri (eliminazione di file agli sportelli).
      2. Riorganizzazione degli uffici comunali tesa a snellire i tempi di ogni procedura e contenerli nelle previsioni di legge, limitando il più possibile la concretizzazione del silenzio rigetto.
      3. Riformare la modulistica, riducendone anche il numero, onde evitare la moltiplicazione della trasmissione di dati già in possesso dell’amministrazione.
      4. Collegare le banche dati comunali con quelle degli altri enti pubblici, in maniera da velocizzare i procedimenti e non obbligare il cittadino ad inutili accessi presso svariati enti.
      5. Consegna elettronica delle pratiche a tutti i cittadini e alle imprese in possesso di pec.
      1. ABBATTIMENTO DELLA TARES PER LE IMPRESE CHE PAGANO GIA’ PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI DA PRODUZIONE
      Differenziare i rifiuti e parametrare la tassa alla riciclabilità del rifiuto stesso (alta riciclabilità, bassa riciclabilità etc.). Inoltre si potrebbero prevedere sgravi per le imprese che smaltiscono autonomamente i rifiuti speciali pagando direttamente l’impresa che opera lo smaltimento, onde evitare la duplicazione dell’onere economico. Per gli altri tipi di rifiuti, sarebbe opportuno creare sistemi di pagamento personalizzati, con tessere magnetiche, già utilizzati in altre città d’Italia, onde proporzionare la somma de pagare sulla base della quantità di rifiuti da smaltire. Tutto ciò, ovviamente, prevede un severo sistema di controlli idoneo ad evitare abbandoni di rifiuti in discariche abusive, operati furbescamente per diminuire le somme da versare.

      1. RIDUZIONE IMPOSTE COMUNALI SU CAPANNONI PIAZZALI NEGOZI E UFFICI
      L’argomento va affrontato senza demagogia e facili promesse elettoralistiche, perché poi i bilanci comunali ci riportano di fronte alla difficile realtà. Detto questo, credo che si potrebbero prevedere interventi agevolativi proporzionati all’utile operativo e alla redditività dell’impresa.

      1. AMPLIARE LA POSSIBILITA’ DI AGGIUDICAZIONE ALLE IMPRESE LOCALI
      La normativa, nazionale e comunitaria in argomento è assai tassativa. Nei limiti del possibile quindi, cercherei di creare bandi di gara in cui quello del massimo ribasso non sia l’unico criterio discretivo per la vincita della gara, bensì richiederei requisiti più stringenti, per la partecipazione alla gara, in materia di sicurezza, di ambiente e di qualità. Il Comune, potrebbe anche sviluppare veicoli amministrativi e formativi volti a facilitare l’ottenimento delle certificazioni da parte delle imprese locali. Le quali certificazioni sarebbero assai utili a renderle più competitive nel marcato. Allo stesso scopo cercherei di incentivare i consorzi o le associazioni temporanee di imprese. Inserirei nei bandi di gara, come condizione per l’assegnazione dell’appalto, la stipula di polizze assicurative contro i rischi per i danni cagionati a terzi e dipendenti.

      1. RISPARMI DA IMPORRE ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
      Eliminare la Piombino Patrimoniale e le consulenze esterne inutili.

      1. POLO ROTTAMAZIONE NAVI
      E’ ovviamente una prospettiva interessante e foriera di sviluppi economici, ma, ovviamente, è necessario prima esaminare bene le tecnologie di cui si vorrebbe fare, onde tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente. In Norvegia le rottamazioni non vengono eseguite come in Turchia.

      1. POLITICHE COMPRENSORIALI PER LA PROMOZIONE TURISTICA
      Ripotenziare la Parchi Val di Cornia. Promuovere l’immagine di Piombino, troppo spesso pubblicizzata solo come sito inquinato e oscurata in ordine alle bellezze del promontorio. Riqualificazione del centro storico, trascurato e malcurato.

      1. SGRAVI E INCENTIVI PER LE RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE
      Sono sicuramente da incentivare con tutte le agevolazioni possibili le ristrutturazioni indirizzate ad una riqualificazione ecocompatibile dell’immobile, mediante l’uso di impianti solari, delle tecniche della bioedilizia, del riutilizzo delle acque meteoriche e delle rete duali delle acque. Particolari sgravi devono essere anche assegnati a coloro che ristrutturano gli edifici del centro storico secondo progetti conformi ai migliori orientamenti delle belle arti.

      1. ENERGIE ALTERNATIVE
      Il solare più che rilanciare l’economia del territorio, può favorire risparmi per i singoli cittadini che, magari incentivati, decidano di ricorrervi. Nutro seri dubbi viceversa sull’opportunità si coprire ettari di terreno con impianti solari. Meglio sui tetti. L’eolico costituisce una fonte di guadagno per l’impresa che ne installa le pale, dopodiché guadagna solo l’impresa che sfrutta la produzione di energia e non credo sarebbe una locale. Da valutare con attenzione anche la compatibilità ambientale delle pale, che in certi luoghi potrebbero cozzare clamorosamente con la promozione turistica del territorio. Una centrale a biomasse c’è già e non risulta abbia costituito un inaspettato sbocco occupazionale.

      1. RILANCIO DEL SISTEMA INDUSTRIALE E DELLE PMI
      Il nostro territorio necessitava di una diversificazione economica già 30 anni fa. Non è stata fatta e ora se ne pagano le conseguenze. Nell’attuale situazione, quindi, prima di raccogliere i frutti della diversificazione e del rilancio che ci auguriamo ci saranno, è necessario salvare l’industria siderurgica e tutta l’economia che vi ruota attorno. Ritengo che in quest’ottica sia necessario ottenere l’intervento dello Stato, con una programmazione industriale che riassegni all’acciaierie di Piombino quella capacità produttiva che gli aveva assicurato una posizione rilevante nel mercato europeo dell’acciaio. Detto questo, si dovrà favorire lo sviluppo di imprese capaci di sfruttare i nuovi prodotti che usciranno dalla fabbrica che resterà dopo le ristrutturazioni, in maniera da godere dei vantaggi creati dalla c.d. filiera corta. Di sicuro, il rilancio dell’economia non può non passare dallo sviluppo del porto, che, a prescindere dalla creazione o meno del polo di rottamazione, deve conoscere un ampliamento non solo di moli e banchine, ma anche delle zone retro portuali, indispensabili per lo stoccaggio delle merci e quindi per coltivare le naturali ambizioni di espansione commerciale. Piombino deve diventare il nodo marittimo degli scambi di merci destinati a tutta la Toscana meridionale, l’Umbria etc., in altre parole deve essere il mercato di tutte le zone che verranno servite dall’autostrada Due Mari. Parimenti Piombino deve diventare il porto principale per tutti i traffici della Corsica; lo dice la cartina geografica.

      domenica 4 maggio 2014

      Manifesto dei comunisti per Tsipras


      Noi comuniste e comunisti ci riconosciamo nell’analisi e negli obiettivi fissati nell’APPELLO CONGIUNTO PER LE ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO[i] promosso nell’ambito del GUE a Bruxelles da PCP (Portogallo), AKEL (Cipro) e PCE (Spagna), a cui hanno aderito il PRC e il PdCI per l’Italia ed altre forze comuniste e di sinistra europee come il PCF, Izquierda Unida, il Partito Comunista di Boemia e Moravia, Die Linke, il Bloco de Esquerda portoghese e altri.
      Come afferma questo appello, siamo convinti infatti chel’Unione Europea (UE) sta attraversando una profonda crisi in quanto espressione del sistema capitalista e delle sue contraddizioni. Una crisi approfondita dalle politiche di decenni a favore del grande capitale, della finanziarizzazione dell’economia, della circolazione incontrollata dei capitali, della liberalizzazione dei mercati, delle privatizzazioni, degli attacchi ai servizi pubblici, della crescente accumulazione di capitali e dell’incremento dello sfruttamento.
      Queste politiche sono state promosse tanto dalle forze politiche della destra e dell’estrema destra, così come dai partiti dalla socialdemocrazia. E continuano oggi anche coi governi di “unità nazionale” o delle “larghe intese”, tra i partiti del PPE e quelli del PSE, in quei paesi dove il consenso per le classi dominanti non è sufficiente per imporre le politiche di austerità. Per lo stesso motivo si blindano le democrazie fin qui conosciute in forme neo-autoritarie e con leggi elettorali sempre più antidemocratiche.
      A tutela degli interessi del grande capitale finanziario e contro la democrazia, scendono in campo direttamente le grandi banche d’interesse (come la statunitense JP Morgan) che chiedono esplicitamente la cancellazione delle Costituzioni antifasciste di paesi come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo considerando queste Costituzioni un ostacolo all’integrazione economica capitalista in quanto garantirebbero un’eccessiva tutela ai diritti dei lavoratori.
      L’Unione Europea ha ormai dimostrato la sua natura di mera integrazione monetaria tra le potenze capitaliste dell’area, funzionale solo agli interessi dei maggiori gruppi monopolisti. Così come la crisi del capitalismo mette in evidenza i limiti storici del sistema, la crisi dell’Unione Europea dimostra che l’UE non è riformabile nella sua essenza, in quanto struttura neoliberista e militarista.
      Un’altra Europa è possibile solo con un cambiamento radicale dei fondamenti su cui la UE è stata costruita. La UE è infatti oggi un’istituzione a-democratica in cui il Parlamento non ha nessun reale potere esecutivo, poiché in cui le decisioni vengono prese in organismi non eletti (anche se ora formalmente si eleggerà il presidente della Commissione la sostanza non cambia) prima di essere imposte dai governi nazionali sulle teste delle classi lavoratrici e dei popoli dei paesi membri, e non solo.
      La UE è oggi solo un’istituzione necessaria al capitale finanziario per tentare di limitare la concorrenza interna, a favore dei paesi più forti, e per essere competitivi nei confronti delle altre potenze mondialiSostanzialmente si tratta di un’alleanza traballante tra imperialismi e sub-imperialismi per i quali una vera confederazione sovra-statuale risulta oggi “impossibile”, perché non possono unirsi del tutto politicamente, per lo meno senza l’imposizione di un dominio delle potenze più forti, ma anche “reazionaria”,perché le uniche due cose su cui riescono a trovare sintonia è l’attacco alle masse salariate al proprio interno e il sostegno alle politiche di ingerenza e guerrafondaie verso l’esterno, come dimostra il caso del sostegno al golpe in Ucraina appoggiato da forze neo-naziste.
      Come sottolinea l’appello dei partiti comunisti e della sinistra appartenenti al GUE, di fronte alla crisi l’UE promuove il finanziamento delle grandi banche, la trasformazione del debito privato in debito pubblico e il suo uso come strumento di dominio economico e politico; scatenando una violenta offensiva contro i diritti dei lavoratori e i diritti sociali e intensifica il suo percorso neoliberista e militarista – che è determinato dagli interessi dei grandi gruppi economico-finanziari e dagli Stati dominanti.
      Di conseguenza, l’Unione Europea promuove la concentrazione del potere politico nelle mani di un pugno di potenze, rafforza la mancanza di democrazia, il predominio degli Stati dominanti e la divisione in Europa tra un centro “ricco e dominante” e una periferia “impoverita e dominata”.
      Questa offensiva impone una regressione sociale di proporzioni storiche, che si riflette chiaramente nei tagli brutali a salari, pensioni e allo stato sociale; nell’aumento della disoccupazione e del lavoro precario – con conseguenze drammatiche per i giovani; in un accesso sempre più restrittivo alla sanità, all’istruzione, al diritto all’abitare; nell’incremento della povertà e dell’esclusione sociale; nel trattamento degli immigrati come potenziali criminali.
      Questa offensiva, che è accompagnata da attacchi ai diritti sociali conquistati e, spesso, sanciti nelle Costituzioni nazionali, restringe altri diritti e libertà come i diritti sindacali, i diritti di associazione, di manifestazione e di partecipazione democratica. La democrazia, la sovranità nazionale, il diritto allo sviluppo economico e sociale sono minacciati dai “memorandum d’intesa” della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del FMI, che incrementano lo sfruttamento e impongono relazioni di tipo coloniale, fomentando le disuguaglianze e uno sviluppo asimmetrico, e che portano ad istituzionalizzare e perpetuare il processo di approfondimento dell’Unione Economica e Monetaria.
      Sono queste politiche che spianano la strada a nazionalismi reazionari, al razzismo e alla xenofobia, alla rinascita di forze di estrema destra e fasciste che furono sconfitte dalla lotta dei popoli nel XX secolo.
      La politica della UE conferma le sue ambizioni come blocco imperialista politico-militare, subordinato alle politiche della NATO e, di conseguenza, degli USA, sostiene l’interventismo militare, la corsa agli armamenti ed è caratterizzata da un atteggiamento di dominio nel mondo, come testimoniano i suoi specifici tipi di accordi commerciali, le sue operazioni di ingerenza e aggressione contro paesi sovrani e il recente Accordo Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti firmato tra gli Stati Uniti e l’UE.
      I problemi ambientali e di uno sviluppo sostenibile sono messi in secondo piano, la UE promuove politiche che, mentre nascondono le cause reali della crisi ambientale e impediscono una soluzione reale, cercano di aumentare i benefici dei grandi gruppi economici.
      Il percorso della UE e delle sue politiche è consacrato nei suoi differenti Trattati, nel “Patto di Stabilità”, nella strategia “Europa 2020”, negli obiettivi della “Governance Economica”, nelle linee guida del “Semestre Europeo”, nel Fiscal Compact, tutti strumenti basati sulla deregolamentazione economico-finanziaria.
      Siamo profondamente convinti che questa strada che si sta imponendo alla classe lavoratrice e ai popoli non è inevitabile. Come dimostrato nella realtà di altri continenti, i processi di cooperazione e integrazione progressiva sono possibili, rispettando i diritti e le aspirazioni dei popoli.
      Noi affermiamo che un diverso percorso è possibile per l’Europa. Il primo passo in questa direzione è una rottura profonda con le politiche della UE, con il neoliberismo e il militarismo e con la concentrazione e centralizzazione del potere nelle mani del gruppo delle grandi potenze.
      Nel nostro paese il governo Renzi-Alfano ha già dichiarato fedeltà assoluta ai dettami della Troika e la prosecuzione delle politiche di austerità col rispetto dei rigidi vincoli e parametri della UE.
      Per difendere posti di lavoro e salari, occorre quindi costruire un ampio e duraturo movimento di lotta e disobbedienza contro i diktat della BCE e i vincoli euro-monetaristi che stanno strozzando milioni di lavoratori, di giovani precari, di disoccupati e di pensionati a basso reddito.
      Per fare questo non servono aggregazioni politiche che ambiscano a fare la “sinistra” del centrosinistra, sempre più puntello in Italia e in Europa delle politiche della BCE. Al contrario – come in Grecia, in Francia o in Portogallo –l’esistenza e la visibilità di un partito comunista autonomo e la rottura con le linee politico-economiche dei partiti del PSE sono la pre-condizione per darsi un profilo realmente alternativo e per la crescita di una forte coalizione della sinistra antiliberista ed anticapitalista che chiuda la strada ai rigurgiti delle risposte nazionaliste. Questo è possibile ponendo su un piano di solidarietà internazionale la lotta per un’alternativa di sistema che non può esistere dentro i rigidi vincoli monetaristi del sovra-nazionalismo finanziario della BCE.
      Come sostiene l’APPELLO CONGIUNTO PER LE ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO invitiamo quindi i lavoratori e le lavoratrici, i giovani, le donne e in generale i popoli degli Stati membri della UE a dare, nelle prossime elezioni per il Parlamento europeo, un’espressione elettorale alle forti lotte che stanno combattendo, condannando le forze politiche che sono responsabili delle politiche antisociali e antidemocratiche dell’UE e appoggiando chi, come i firmatari di questo appello, sono accanto a loro nella lotta, per dare voce in Parlamento alle loro aspirazioni, richieste e proteste e che rappresentano una reale alternativa per l’Europa.
      Vogliamo portare una voce delle lotte nelle aule del Parlamento Europeo per gridare la nostra opposizione alle politiche di massacro sociale e ai meccanismi di dominio del capitale finanziario quali Fiscal Compact, MES, Six Pack, Two Pack, TTIP e tutti i trattati-capestro decisi nelle Commissioni europee e avallati dalla UE.
      Per favorire la ricomposizione di questo ampio fronte di resistenza politica e sociale all’austerity, nel nostro paese sosteniamo da comunisti e con le nostre parole d’ordine questi obiettivi nella lista “L’Altra Europa con Tsipras”.
      Per questi motivi chiediamo di appoggiare in questa lista, con un voto di preferenza, le candidature che faranno sentire la presenza dei comunisti e delle comuniste aderendo al GUE-NGL (la sinistra nel parlamento europeo) e che si opporranno alle politiche dei governi liberisti tanto del PPE che del PSE (di cui fa parte il PD), indicando un’alternativa netta al modello dominante e contrastando l’avanzata delle destre fasciste e reazionarie.
      I parlamentari europei eletti con la lista “L’Altra Europa con Tsipras” non possono e non devono aderire al gruppo del PSE, quello stesso che ci ha imposto finora le politiche della BCE, spesso in cogestione con il PPE, portando all’attuale catastrofe sociale.
      Il trasformismo ha già fatto abbastanza danni al movimento comunista e alle classi lavoratrici italiane ed europee! Con il voto di preferenza possiamo impedirlo!
      Senza nessuna ambiguità quindi votiamo la lista “L’Altra Europa con Tsipras”:
      - per un partito comunista per l’oggi e per il domani,
      - per i candidati comunisti nella lista “L’Altra Europa con Tsipras”,
      - al Parlamento Europeo nel GUE e in alternativa a PPE e PSE,
      - contro le politiche liberiste della troika UE-BCE-FMI e i governi che le sostengono.
      Indichiamo quindi la nostra preferenza unicamente per i candidati comunisti presenti nella lista che possono garantire questa posizione politica.





      SIAMO TUTTI FATTI D’ACCIAIO E VOGLIAMO CONTINUARE AD ESSERLO




      Prima di dire che cosa pensiamo dell’accordo di programma sulla Lucchini ci siamo presi il tempo necessario per leggere e capire. Sappiamo bene che gli operai di Piombino sono giustamente orgogliosi del lavoro che svolgono, e che non vogliono sopravvivere con gli ammortizzatori sociali, ma produrre acciaio, come hanno sempre fatto.
       Il documento contiene luci ed ombre e rappresenta un embrione di soluzione solo nel caso in cui a fine maggio si presenti un compratore privato che integri (sostanziosamente) gli stanziamenti effettuati dallo stato e dalla regione Toscana.
      Tutto ciò che li è previsto, costruzione del forno elettrico e bonifiche, passa dall’impulso che deve venire dal compratore.
      In poche parole, lo Stato contribuirà a smantellare, risanare, costruire i nuovi impianti per poi cederli al compratore senza chiedere nulla in cambio, neanche che sia garantita la piena occupazione, semplicemente si offrono benefici fiscali in caso di assunzione del personale messo in mobilità.
      Nel caso in cui ciò si realizzi noi chiediamo almeno che lo Stato nomini un suo rappresentante nel consiglio di amministrazione dell’azienda, in modo da controllare che ciò che è accaduto negli anni scorsi non si verifichi mai più: cioè non vogliamo che chi compra possa sfruttare e spremere come un limone la fabbrica ed i suoi lavoratori senza alcun investimento che ne tuteli le produzioni future.
      Ciò che ci preoccupa davvero però è sapere che cosa succede a maggio se non ci sarà alcun compratore che voglia mantenere il ciclo integrale.
      Il Sindaco dice che, in questa ipotesi, “lo Stato dovrà dare risposte su obiettivi che ha sottoscritto con gli strumenti a sua disposizione..." (ma non lo dice il ministro e sull’accordo non c’è scritto). Bene, le risposte noi le abbiamo e sono, come diciamo da tempo, che sia lo Stato stesso a investire nella siderurgia, settore strategico per ogni nazione industrializzata. Infatti non c’è una contrazione nei consumi di acciaio, i nostri competitor europei sono in Germania ed in Austria, quindi in paesi in cui gli operai guadagnano più che da noi. 

      Per questo COMPAGNI  LA  LOTTA E’ APPENA COMINCIATA!

      Se sono stati trovati 250 milioni (che in buona parte erano già stati stanziati), allora per lo stesso motivo si possono  trovare tutti i fondi necessari per far ripartire gli impianti, occorre “solo” la volontà di predisporre un’adeguata politica industriale, e gli strumenti per realizzarla. In fondo il Monte dei Paschi non è stato salvato dallo Stato?
      Infatti, se c’è un piano industriale serio e la fabbrica ricomincia a fare utili, perché non dobbiamo chiedere che lo Stato intervenga sostenendo, almeno in un primo momento, i costi della ristrutturazione, salvando i posti di lavoro della Lucchini e dell’indotto, a partire da quelli della SOL. La vera ripartenza della nostra economia si ha solo con la ripresa della produzione, capace di innescare un circolo virtuoso, produco-guadagno-spendo.
      In ultimo riteniamo che si debba predisporre un tavolo permanente di trattativa con cui seguire la crisi di tutto il nostro comprensorio, ivi compresa la Magona, delle cui problematiche non si sta parlando.
      La nazionalizzazione, quindi, è l’unica ipotesi in grado di salvare la fabbrica per davvero e con essa l’intero comprensorio.
      Quindi chiediamo a tutta la Val di Cornia, ai cittadini di Piombino, ed alle loro famiglie di sostenere con noi la lotta dei lavoratori per la salvare la fabbrica ed il suo ciclo integrale, chiedendo al Ministero di pensare una politica industriale per l’intero paese che sia tesa a salvare le produzioni, almeno quelle strategiche, ed al Governo di investire i soldi necessari per salvare la fabbrica.