martedì 16 dicembre 2014

Crisi Lucchini Piombino/accordo Cevital : I DUBBI DI CASSANDRA



Cevital finalmente ha firmato il preliminare di vendita e da Roma la nostra amministrazione comunale e regionale sono tornate sul carro dei vincitori.. E dopo le sviolinate di ringraziamenti a tutti (alcune veramente stucchevoli e patetiche), Rifondazione Comunista si pone alcuni interrogativi che caratterizzeranno il passaggio da Lucchini in Amministrazione Controllata Spa a Cevitaly, ricordando che il Sig. Rebrab non è stato folgorato, come San Paolo, sulla via di Piombino, ma ha colto questa opportunità dopo l’insuccesso con Ascometal in Francia, per lui interessante non solo per il business dell’acciaio, ma anche per la sede di Fos Sur Mer nel sud della Francia, con un porto praticamente davanti all’Algeria utile, a detta del negoziatore di Cevital, non solo per la produzione di acciai speciali e comuni, ma anche per sviluppare attività direttamente connesse con la sponda sud del Mediterraneo. Però la Francia ha scelto un’altra offerta, non solo, ma il governo francese prevede anche di entrare nel capitale di Ascometal atraverso la Banca di Investimenti Pubblici Francesi (diciamo che in quanto a stelle, siamo stati una seconda scelta…). Naturalmente il governo italiano non fa altrettanto: non comprendiamo perché Renzi si sia dichiarato pubblicamente favorevole ad un'acquisizione, seppur temporanea, dell'Ilva di Taranto per risanarla sia a livello ambientale che economico-finanziario e procedere poi alla sua vendita (dopo il restyling fatto con soldi pubblici!!) mentre per Piombino nessuno ha mai voluto sentire parlare di nazionalizzazione (ciò che noi abbiamo sempre rivendicato) o, almeno, una joint-venture tra lo Stato ed un privato per garantire sempre il controllo statale in uno dei settori a rilevante interesse strategico per l'economia di un Paese.
Ci chiediamo, poi, come e in che tempi avverrà il passaggio degli operai Lucchini alla nuova proprietà: se ci sarà un prima scrematura individuando coloro che potrebbero beneficiare di lunga mobilità o prepensionamenti per “alleggerire” la forza di lavoro attualmente impiegata e arrivare così ai 1.860 dipendenti sponsorizzati da Rebrab; come verranno poi ripartiti gli altri lavoratori tra siderurgico e agro-alimentare (verranno fatti nuovi colloqui? verranno revisionati i singoli curricula per valutare le conoscenze e le esperienze lavorative di ognuno?); come verranno infine assunti. Auspichiamo, ovviamente, che a coloro che resteranno in acciaieria e ai laminatoi venga applicato ancora il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici con gli stessi livelli e scatti di anzianità che avevano con la gestione Lucchini e che a coloro che verranno dirottati all'agro-alimentare venga applicato il contratto collettivo nazionale del settore alimentare (più svantaggiato rispetto all'altro) riconoscendo però, se tecnicamente possibile, lo stesso livello che avevano con il vecchio contratto.
Un'altra delicata questione è come verrà gestita la fase di transizione, di cui ovviamente non sono ancora ben chiari i tempi. Infatti, ci è stato detto che l'unico reparto a regime rimarrebbe la laminazione con i treni rotaia che, però, si sono fermati (per mancanza di materiale?) dal 12 al 14 dicembre. Rebrab ha garantito l'arrivo per i primi di gennaio di nuove scorte per poterli far ripartire e garantire così la possibilità di continuare ad applicare la solidarietà ai lavoratori dell'area a caldo. Ma chi è in cassa integrazione che garanzie avrà? Perché, in proposito, è necessario distinguere tra cassintegrati Lucchini e quelli dell'indotto: i primi la percepiscono regolarmente ogni mese (Lucchini la anticipa per conto dello Stato che gliela compensa poi dall'ammontare dei contributi inps dovuti nello stesso mese) ma gli altri hanno maggiori problemi, con ritardi anche di tre mesi,  perché alle loro ditte lo Stato la restituisce con tempi più lunghi per cui, visto il periodo di magra, spesso esse si trovano in periodi di mancanza di liquidità e quindi anche il pagamento della cassa integrazione slitta, come nel caso della 3Emme. Noi vorremmo, magari attraverso l'applicazione di agevolazioni fiscali alle ditte, che anche questi ultimi avessero diritto al regolare versamento delle loro spettanze. Per quanto riguarda poi altre aziende, che non rientrano nell'indotto diretto Lucchini ma con cui comunque erano in stretta sinergia, come ad esempio la Sol e la Vertek, si è pensato ad alcune forme di tutela e garanzia dei loro dipendenti? E' inoltre prevista dal piano industriale di Cevital la possibilità di utilizzare ancora i loro servizi e magari potenziare anch'esse?
Per quanto riguarda le bonifiche chi se ne farà carico? Sarà Cevital ad occuparsene utilizzando i lavoratori Lucchini in solidarietà e in cassa integrazione (come previsto dall'Accordo di Programma) oppure verranno chiamate ditte specializzate disattendendo tutto ciò? Noi riteniamo, invece, che dovrebbe essere l'Amministrazione Comunale a farsene carico, ovviamente d'intesa con Cevital, nel rispetto, però, dei vincoli ambientali e urbanistici e dell'Accordo di Programma. Ed inoltre, come verranno eseguite? Soprattutto negli spazi da destinare all'agro-alimentare (saranno quelli dove fino ad ora sorgeva tutta l'area a caldo e quindi a ridosso della città?), i capannoni esistenti verranno rasi al suolo, bonificato per quanto possibile il terreno e tirati su nuovi fabbricati? Ci farebbe piacere che chi se ne farà formalmente e materialmente carico informasse la cittadinanza sulle sue intenzioni e sui suoi progetti visto che la città è di tutti e tutti dovrebbero aver il diritto di sapere come cambierà l'ambiente in cui vivono e per il cui benessere vivono.
Un altro aspetto che secondo noi dovrebbe essere chiarito è in cosa consiste questo famoso settore agro-alimentare: si è parlato di oli vegetali, di zuccherificio, di mangimi per bestiame per arrivare ai succhi di frutta. Sono idee che potrebbero (ci auguriamo) trasformarsi in realtà ma ora i lavoratori, e noi con loro, hanno bisogno di maggiore chiarezza e certezze, non di populismi da campagna elettorale. Inoltre è da chiarire se per agro-alimentare si intende la produzione di tutto ciò (che sarebbe la situazione ottimale anche per garantire così la piena occupazione di tutta la forza lavoro Lucchini) oppure solo attività di confezionamento, stoccaggio e logistica. Perché se fosse davvero questo il progetto di Cevital allora ci sorge il dubbio che la manodopera a ciò necessaria sia nettamente inferiore alle cifre di cui si sta oggi parlando.
Capiamo di essere oggi ancora ben lungi dall'avere risposte precise e chiarificatrici a tutti questi dubbi che ci siamo posti ma riteniamo sia nostro legittimo diritto essere  informati ogni qualvolta verranno prese decisioni importanti riguardanti i lavoratori, la fabbrica e la città.
Cevital e l'Amministrazione Comunale devono sapere che Rifondazione Comunista c'è e  vigilerà su tutta la vicenda, dai punti di vista contrattuale, ambientale e industriale, perché non venga leso l'interesse di un solo lavoratore o un solo cittadino. Perché Piombino non deve cadere in una nuova Severstal.