lunedì 16 settembre 2013

Ilva, l’unica soluzione è nazionalizzare



Ilva, l’unica soluzione è nazionalizzare

 di Vincenzo Comito – il manifesto -

Se si volesse istituire un premio al peggior imprenditore (o padrone che dir si voglia) italiano, cosa che riteniamo auspicabile, bisognerebbe intanto mettersi d’accordo sui criteri di base da prendere in considerazione per la scelta.
Ovviamente, accanto agli indicatori di natura più strettamente aziendale (qualità della strategia, risultati in termini di fatturato, utili, finanza, ecc.), bisognerebbe considerare anche i rapporti con l’ambiente di riferimento dell’azienda (prendendo in conto quelli con il territorio, con i sindacati, con le autorità pubbliche nazionali e locali, con i media), assegnando a questi ultimi un forte peso sul totale dei punti da considerare.
Si potrebbe assegnare un primo premio assoluto e poi, trovandoci in Italia, terra delle mini aziende, uno speciale per le piccole e medie imprese (i due premi potrebbero anche essere cumulabili). Bisognerebbe poi considerare, almeno per il primo anno, non solo i risultati più recenti, ma anche quelli passati. Per semplificare la scelta potremmo trascurare i personaggi già in pensione, perché altrimenti la lotta diventerebbe durissima.
I candidati al trofeo per il primo anno non mancherebbero di certo e ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta: ci vengono in mente, in prima battuta, personaggi come Marchionne, Tronchetti Provera, Ligresti, ovviamente Berlusconi, i Benetton, Riva, Ciarrapico ( avete visto in televisione l’ultima trasmissione di Presa Diretta su questo ultimo personaggio)? Ma probabilmente abbiamo dimenticato qualcuno. Dovremmo in effetti considerare gran parte del gotha (si fa per dire) dell’industria italiana.
Ma dopo una lotta serrata (Berlusconi sarebbe evidentemente da considerare fuori concorso), vista anche la mossa recente del primo che ha cercato di mandare a casa 1.400 dipendenti in una volta sola, la palma dovrebbe andare senza dubbio all’ex (speriamo) magnate dell’acciaio, anche per le molto più grandi dimensioni del gruppo Riva-Fire; riconosciamo peraltro che le imprese di Ligresti e Ciarrapico non sono certo da sottovalutare, ricordando anche che i due sono anche stati sulla scena vittoriosamente per molti decenni. A Marchionne potrebbe essere comunque attribuito il gran premio speciale della giuria per la carriera.
Cosa sta veramente succedendo
E veniamo ai fatti degli ultimi giorni. Come è ampiamente noto, nel maggio del 2013 la gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha emesso un ordine di sequestro per 8 miliardi e cento milioni di euro nei confronti della famiglia Riva, come sanzione per gli illeciti profitti conseguiti negli anni con il mancato rispetto delle norme ambientali in essere.
Dopo un primo sequestro nelle scorse settimane per più di un miliardo, nei giorni scorsi la guardia di finanza di Taranto ne ha effettuato un altro per 916 milioni. A seguito di questa azione il gruppo Riva ha annunciato la cessazione di tutte le attività facenti capo alla Riva Acciaio, con la conseguente dichiarazione di oltre 1.400 esuberi. Le attività interessate (sette stabilimenti e due società di sevizi) non rientrano nel perimetro gestionale dell’Ilva, già da tempo commissariata. Si tratta invece di diversi impianti di produzione elettrosiderurgica, tutti dislocati nel Nord Italia e che costituiscono in qualche modo il nucleo storico delle produzioni da cui i Riva sono partiti per poi prendere in mano anche gli stabilimenti tedeschi e l’Ilva.
Ci si può chiedere il perché della mossa di Riva, che può sembrare per alcuni versi disperata e per altri senza senso. In effetti, con l’ultimo sequestro, i magistrati hanno anche individuato un custode giudiziario, Mario Tagarelli. Apparentemente, se abbiamo capito bene, spetterà a lui e non ai Riva di decidere sulla sorte degli stabilimenti e dei suoi dipendenti.
Ma allora perché tutta questa agitazione? Il fatto è che, plausibilmente, con le sue mosse, Riva cerca di mobilitare, approfittando della confusione scatenata nell’opinione pubblica, qualche membro dell’attuale governo a lui amico (non ne mancano certo nell’attuale compagine ministeriale, così come non ne mancavano certo nei governi precedenti a partire dall’ineffabile Clini, per non risalire allo stesso Berlusconi); in particolare, egli spera che il dossier Riva-Ilva sia sottratto quanto più possibile alla magistratura e affidato alla cura amorevole dei politici. Chissà così che, alla fine, i vecchi proprietari non riescano ancora ad inviare all’estero qualche soldo. In effetti si sono subito sentite parole infuocate di sostegno ai Riva da parte della Federacciai, della Confindustria, della Lega, di membri del Pdl, di alcuni commentatori televisivi e così via. Vediamo cosa succederà nei prossimi giorni. Ma le prime dichiarazioni di Zanonato, anima tormentata, non ci sembrano molto confortanti.
Cosa bisognerebbe fare
Al momento in cui, grazie alla magistratura, è scoppiato lo scandalo Ilva, si è pensato che l’unico problema fosse quello ambientale, certamente per molti versi comunque molto grave. I Riva hanno cercato di contrapporre, con la complicità anche di una parte almeno del governo, della stampa e del sindacato, la questione ambientale a quella del lavoro. Poi si è scoperto che nel mondo esistono tanti impianti che contemperano i due temi e che le tecnologie già oggi disponibili permettono quasi di fare dei miracoli in proposito.
Al momento sembra che i lavori di messa a norma di Taranto procedano in qualche modo, ma non ci è del tutto chiaro da dove l’attuale commissario riuscirà a prendere tutti i soldi necessari per portarli a compimento. Si era parlato di almeno quattro miliardi di euro.
Comunque, si è poi scoperto che, dietro il problema ambientale, se ne nascondeva uno altrettanto grave costituito dalla situazione del mercato e della progressiva incapacità dei Riva di tener testa a dei concorrenti sempre più agguerriti e sempre più grandi.
Fusioni, arrivo delle grandi imprese asiatiche, integrazione a monte con il business delle miniere, mondializzazione della presenza commerciale e produttiva, chiusura degli impianti non economici, sono alcune delle mosse che i grandi gruppi internazionali, mobilitando tra l’altro grandi capitali, stanno perseguendo per cercare di sopravvivere. La Riva Fire è diventata ormai una presenza trascurabile anche nel solo mercato europeo.
La scelta del commissariamento da parte del governo, che ora da più parti, tra l’altro anche dalla Fiom, si chiede di estendere alla Riva Acciai, rappresenta da questo punto di vista, in ogni caso, solo una misura di emergenza. Bisogna pensare ad un nuovo collocamento strategico se vogliamo che sopravviva. Su questo fronte il commissario non può fare molto, assorbito come è dai problemi di tutti i giorni e comunque senza un mandato adeguato.
Siamo da tempo convinti che l’unica soluzione perché la società stia a galla durevolmente è una nazionalizzazione dell’intero perimetro aziendale; ad essa dovrebbe seguire rapidamente, un ripensamento del collocamento e della struttura proprietaria ed organizzativa dell’intera siderurgia italiana (non è in difficoltà solo l’Ilva), con l’apertura di trattative per arrivare ad un accordo di integrazione con un altro grande gruppo, plausibilmente asiatico (coreano o cinese che sia). Fuori da tale soluzione, nulla salus, almeno ci sembra.

venerdì 13 settembre 2013

La Direzione nazionale di Rifondazione Comunista riunita il 12 settembre 2013,


La Direzione nazionale di Rifondazione Comunista 
riunita il 12 settembre 2013,
Impegna il partito a costruire assemblee sul territorio - e dove possibile mobilitazioni popolari - contro la minaccia di aggressione alla Siria avanzata da USA e Francia. Le nostre parole d’ordine devono essere incentrate sul no alle “guerre umanitarie” e sulla proposta di risoluzione delle crisi e dei conflitti attraverso il dialogo. Ritiene inoltre necessario che il governo italiano ponga il divieto di utilizzo dello spazio aereo italiano a velivoli militari dei paesi che vogliono intervenire militarmente in Siria così come vieti l’uso delle basi italiane a fini di supporto di azioni militari in Siria. Ritiene altresì necessario riaprire una battaglia politica affinché l’Italia esca dalla Nato e che si chiudano le basi militari statunitensi in Italia
Impegna il Partito a dar vita - a partire dal mese di ottobre - alla campagna nazionale sul Piano per il lavoro e la messa in discussione dei trattati europei, che deve essere intrecciata con la Campagna per la difesa e il rilancio della Costituzione. Si tratta di porre il tema dell’occupazione al centro del dibattito politico sia a livello nazionale che territoriale. Sulla base della nostra proposta di Piano per il Lavoro – che deve essere articolata territorialmente e settorialmente - si tratta quindi di coinvolgere sul piano locale tutti i soggetti disponibili, avendo particolare cura nella costruzione di Comitati territoriali che coinvolgano i soggetti colpiti dalla crisi.
Esprime una valutazione molto positiva sull’iniziativa denominata “La via maestra” che ha dato vita all’assemblea dell’8 settembre e ha convocato per il 12 ottobre una manifestazione nazionale per la difesa e l’attuazione della Costituzione e per il lavoro.
Impegna tutto il partito alla più ampia mobilitazione per la manifestazione del 12 ottobre, curando sia la partecipazione alla stessa, sia collaborando con gli altri soggetti interessati per dar vita in ogni città ad  iniziative preparatorie della manifestazione.
Impegna tutti i compagni e le compagne di Rifondazione a collaborare con gli altri soggetti interessati, al fine di costituire i Comitati cittadini per la Costituzione ed il lavoro. Si tratta di costruire sul territorio le condizioni per la prosecuzione di un processo di aggregazione che vada oltre la data del 12 ottobre. Questo anche al fine di verificare la possibilità di dar vita ad uno spazio pubblico di sinistra che veda la partecipazione di tutti e tutte coloro che sono interessate a costruire l’alternativa.
Accoglie l’appello per la manifestazione indetta per il 28 settembre a Palermo dal Comitato Siciliano NO MUOS e aderisce alla manifestazione.
Aderisce alla giornata di mobilitazione “Sfratti zero” lanciata dall’Unione Inquilini per il 10 ottobre ed invita le Federazioni Provinciali a prendere contatto con l’Unione Inquilini per concordare le iniziative.
Accoglie l’appello per la manifestazione del 19 ottobre prossimo proposta da vari soggetti impegnati  dentro le lotte sociali, ambientali, per il lavoro e il reddito e aderisce alla manifestazione.

Approvato a larga maggioranza (un voto contrario e una astensione).

sabato 7 settembre 2013

PIOMBINO NON DEVE CHIUDERE! ATTACCA UNO STRISCIONE!



 
“PIOMBINO NON DEVE CHIUDERE”. 
ATTACCA UNO STRISCIONE!!


Vista la drammaticità della situazione dell’industria piombinese nel suo complesso e le ripercussioni che tale situazione ha sull’economia cittadina (commercio, piccola impresa) tanto che ormai si spendono termini come “disastro sociale”, Rifondazione Comunista invita la popolazione ad aggiungere  al solitario striscione sulla rotonda d’ingresso alla città, altri striscioni alle proprie terrazze o finestre con la scritta “Piombino non deve chiudere”.

Il disastro sociale annunciato purtroppo non è una metafora e si concretizzerà in assenza di un forte intervento pubblico a sostegno della produzione industriale, intervento che impedisca la chiusura del secondo polo siderurgico nazionale, viste anche le condizioni pessime in cui versa il primo polo siderurgico nazionale (Taranto), con il quale si stanno chiedendo invano sinergie.

Sono da ricercare soluzioni che tutelino l’ambiente e la salute, e tecnologie d’avanguardia che permettano produzioni di qualità in modo da creare un grande polo industriale/portuale preso atto anche degli investimenti previsti per il Porto di Piombino. Tutto questo mantenendo  in attività l’altoforno e soprattutto garantendo i posti di lavoro oggi e in futuro.

Per questo vogliamo sensibilizzare la cittadinanza affinché si senta tutta coinvolta in modo solidale e collettivo in questa battaglia per il mantenimento del polo siderurgico a fianco dei lavoratori.
A tal fine sabato 7 settembre mattina consegneremo alcuni striscioni già pronti in un nostro banchetto davanti alla Coop di Salivoli.

Partito Rifondazione Comunista
Circolo “V. Corallini” Piombino

sabato 27 luglio 2013

RIFONDAZIONE: BILANCIO INSUFFICIENTE PER ANSELMI

RIFONDAZIONE: BILANCIO INSUFFICIENTE PER ANSELMI

Abbiamo intervistato Alessandro Favilli, segretario di federazione Piombino-Val di Cornia-Elba di Rifondazione Comunista, sul futuro politico ed economico della Val di Cornia. 
D. Passa il tempo e la crisi Lucchini si aggrava mese dopo mese. C’è una cura secondo Rifondazione o siamo destinati a veder chiudere l’area a caldo?
L’unica soluzione è un intervento deciso dello  stato in difesa della Siderurgia Nazionale .Questa operazione  può arrivare fino alla nazionalizzazione così come garantito dagli articoli 42 e 43 della Costituzione. La produzione dell’acciaio è strategica per un paese industrializzato e la perdita del secondo polo siderurgico avrebbe conseguenze imprevedibili anche per ciò che rimane dell’industria italiana.
Ciò che serve è una decisione politica che rimetta in campo una programmazione economica di medio periodo approntando strumenti pubblici di intervento, ad esempio, istituti di credito di diritto pubblico riesaminando le funzioni della Cassa Depositi e Prestiti, che è dotata di un’enorme liquidità, e ripensare ad una nuova IRI che, vorremmo ricordare è stata, il motore dello sviluppo italiano e generatrice di redistribuzione diffusa di ricchezza.
Non sembra, però, che il governo PD-PDL si muova in questa direzione, anzi il ministro “tecnico” Saccomanni invoca nuove privatizzazioni. Coloro ci hanno portato a questa situazione sono anche i medici che dovrebbero curarci è paradossale!
D. I sindacati hanno saputo gestire la crisi o hanno subito anche loro gli eventi?
I sindacati sono stati insufficienti nella gestione della crisi piombinese non hanno saputo guidare i lavoratori in una lotta che aveva ed ha per posta la vita o la morte. Ci troviamo di fronte all’approssimarsi della chiusura dell’area a caldo, che avrà come conseguenza il collasso dell’intero polo siderurgico con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro tra Lucchini, Magona ed indotto senza praticamente difendersi.
Anche le modalità degli scioperi che si sono susseguiti dimostrano debolezza di fronte alla fine delle fabbriche e di Piombino stessa: il 26 luglio 3 ore di blocco sono una barzelletta. In altri casi di gravissime crisi industriali e territoriali, dall’ILVA all’ALCOA a Terni, la difesa del posto di lavoro e la lotta conseguente è stata ben diversa. L’impressione è che le OO.SS. soffrano, nel nostro territorio di una certa subordinazione rispetto alle forze politiche di governo locali e nazionali e che a loro si affidino con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
D. Si avvicina la prossima tornata elettorale. Come si collocherà Rifondazione a Piombino?
Per quanto riguarda Piombino il Prc è disponibile ad aprire un dialogo con tutte quelle forze che si collochino nell’orizzonte della sinistra e che si mostrino disponibili a rompere con le politiche e le pratiche di governo degli ultimi 10 anni a cominciare dalle donne e dagli uomini che amministreranno il comune che dovranno effettivamente rappresentare la società piombinese.
Attualmente la giunta, ma anche il consiglio, non rappresenta il lavoro dipendente operaio e non, ma soprattutto ceti professionali e commercianti, la fotografia sta negli attuali assessori e la politiche in quelle che hanno portato alla privatizzazione di pezzi consistenti di territorio come dimostra il più recente pasticcio della ex Lega Navale e la gestione del piazzale d’alaggio, insomma in 2 anni quello spazio pubblico costruito con i soldi di tutti i contribuenti è stato espropriato ai piccoli pescatori, ai piccoli diportisti  ai semplici bagnanti e privatizzato.
D. E nel resto della Val di Cornia?
Per la val di Cornia la situazione si presenta variegata, mentre a Suvereto pensiamo di continuare l’esperienza di Uniti per Suvereto con cui abbiamo costruito l’opposizione al Sindaco Pioli non altrettanto bene è andata a San Vincenzo  e Campiglia con queste liste i rapporti sono interrotti da tempo per le caratteristiche che nel corso della legislatura hanno via via assunto, diciamo, di una certa autoreferenzialità.
E’ evidente che un partito che si chiama Rifondazione Comunista ha nel nome stesso ed in quello della tradizione e cultura politica a cui si richiama ideali d’orizzonte come l’eguaglianza e la centralità del lavoro e dei diritti di fronte alla crisi che pochissimo sono stati considerati in questi anni e su cui è stato persino impossibile confrontarci.
Abbiamo riscontrato un certo imbarazzo a prendere posizioni comuni che probabilmente deriva dalla difficoltà di parlare con un partito, sebbene siamo stati promotori sia del Forum sia del Comune dei Cittadini, siamo quindi orientati a presentare nostre liste in questi comuni approfittando della concomitanza con le elezioni europee.
D. Piombino: Bilancio di fine mandato del Sindaco Anselmi. Dategli un voto e perché.
Il voto è sicuramente un’insufficienza. Il Sindaco è persona di ottime qualità e sicuramente integerrimo, noi valutiamo la sua azione di governo che, peraltro ,abbiamo sempre contrastato. I grandi progetti sempre annunciati a cominciare dai cosiddetti “ fanghi di bagnoli” fino a quelli più inerenti le politiche per l’industria, lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali si sono fermati allo stadio delle enunciazioni.
La politica urbanistica, poi, dopo un inizio promettente con il piano strutturale si è arenata in operazioni di basso profilo con esiti a volte sconcertanti , RTA Berrighi a Salivoli, Piano della Costa Urbana, l’affair Pozzetti. Altro neo è di aver contribuito in maniera decisiva alla distruzione dell’unità delle politiche sovracomunali con la Val di Cornia.
D. Sanità: cosa potrebbe succedere da qui a qualche anno in Val di Cornia?
La situazione della Sanità in generale dipende innanzitutto dalle risorse pubbliche messe in campo e che da anni vengono drasticamente ridotte, quindi le indicazioni e le scelte regionali e aziendali si riducono a continue “riorganizzazioni” che spesso provocano tagli ai servizi e non consentono invece una vera e propria programmazione dei servizi socio sanitari del nostro territorio. Inoltre l’operazione del nuovo ospedale di Livorno, come abbiamo già detto anche in sede istituzionale, lega l’Asl 6 a notevoli obblighi economici di lungo periodo che potrebbero ostacolare investimenti in questa Zona socio sanitaria sia a livello ospedaliero che territoriale.
Inoltre la crisi industriale, se non risolta, porterebbe non solo ad una drastica diminuzione della popolazione ma anche ad un innalzamento dell’età media e ciò potrebbe, nei prossimi anni, ribaltare completamente il punto di vista dei bisogni socio sanitari della cittadinanza. A quel punto sarà ancora sostenibile la fantastica ipotesi di un nuovo ospedale a Riotorto ( da costruire con non si sa quali soldi…) oppure dovremo pensare a tutto un altro tipo di assistenza socio sanitaria?
D. Quale è  futuro per Piombino?
A questa domanda rispondo a titolo personale. Vorrei che Piombino riconquistasse la sua vocazione e la sua identità e ciò non può prescindere dalla tenuta delle sue fabbriche in una produzione rinnovata che contribuisca, così come è stato per un secolo, ad un modello di sviluppo nuovo per l’Italia ricostruire tutte le ferrovie e ritrovare tutte le professionalità che ci hanno reso famosi.

Giuseppe Trinchini
 

 

 

sabato 6 luglio 2013

...MA ALLA FINE DI OSPEDALI " NE RIMARRA' SOLO UNO" .....?? (Highlander docet..)

L'OSPEDALONE PAC MAN DI LIVORNO..


In relazione alla costruzione del nuovo Ospedale di Livorno apprendiamo dalla stampa ( Il Tirreno 2.7.2013) che l’Assessore Marroni  garantirà la copertura finanziaria dei 109 milioni anticipati dalla regione Toscana,nel caso l’Asl 6 non riesca a vendere i beni immobiliari di proprietà Asl nella città di Livorno. Non solo, ma l’Asl 6 dovrà pagare alla Società costruttrice 33 milioni di euro all’anno per 34 anni  come proventi per la gestione dei servizi non sanitari. Allora siamo andati a guardare bene cosa dicono la convenzione di concessione e il disciplinare di gara pubblicati sul sito dell’Asl 6  e dalla lettura si rileva, fra le altre cose
a.     che la Società, per la cifra indicata dalla stampa, gestirà tutti i servizi non sanitari della USL n. 6 (lavanolo, ristorazione, smaltimenti rifiuti, pulizie vigilanza, portierato, facchinaggio, manutenzione immobili,  gestione del verde etc etc),  oltre a fornire arredi sanitari, non sanitari ed altro;
b.     che  l’importo suddetto sarà corrisposto dalla Asl in funzione delle prestazioni erogate, fermo restando che la Asl dovrà assicurare un livello minimo di prestazioni per ogni servizio e che se tale livello minimo non venisse garantito, la Asl oltre il pagamento della tariffa dovrà corrispondere un importo aggiuntivo
c.      che a causa dell’utilizzo del project financing la Asl si impegna a vincolare risorse che non risultano gravate da altro specifico vincolo di destinazione, per legge o provvedimento regionale,  al pagamento delle tariffe spettanti alla Società depositandole presso il proprio conto con specifico vincolo di destinazione. Per meglio garantire tutto ciò la Asl  dà mandato irrevocabile al proprio Tesoriere di effettuare tutti i pagamenti della tariffa nella misura e nei tempi previsti dalla convenzione ( 33 milioni annui di euro per 34 anni, si legge sul giornale).

Ci chiediamo anche, a questo punto, se le Amministrazioni hanno valutato le ricadute negative che si avranno sulla piccola impresa della Zona VAl di Cornia che per i prossimi 34 anni, salvo subappalti, non avrà mai modo di poter supportare i servizi socio sanitari  attraverso le proprie prestazioni visto che ogni tipo di servizio non sanitario  per l’intera Asl 6 sarà fornito dalla Società costruttrice dell’Ospedale di Livorno. Ci sembra un aspetto importante in un momento in cui anche l’indotto legato alla Lucchini ha qualche problema..

Inoltre siamo sicuri che l’obbligo di destinare 33 milioni di euro l’anno per 34 anni, con mandato irrevocabile di pagamento e di rispetto dei tempi, e l’obbligo di assicurare un livello minimo di prestazioni per il solito periodo,  non comprometta investimenti in termini di attività e di risorse umane per il nostro Ospedale e la nostra Zona? Che succede se in questi 34 anni ( che non sono pochi e durante i quali può accadere di tutto..) non riusciamo più a mantenere il livello il livello minimo di prestazioni per ogni servizio gestito dal concessionario? Paghiamo penali su penali o magari siamo pronti a cedere anche qualche servizio sanitario al privato?

Sempre dalla stampa ( Il Tirreno 11. 5 2013) apprendiamo la volontà della Asl 6 di realizzare una riorganizzazione strutturale nella nostra città pensando di realizzare una Casa della Salute nella Città di Piombino  attraverso, oltre a finanziamenti regionali, la vendita di immobili di proprietà Asl siti in città.  Da parte del Comitato del sì alla fusione di Campiglia e Suvereto ( Il Tirreno  21.6.2013) viene proposta addirittura la realizzazione di altre Case della Salute nell’ipotetico costituendo nuovo Comune, vendendo anche la RSA di Campiglia Marittima, pur mantenendone il servizio. Ci piacerebbe sapere se l’Assessorato regionale garantisce anche alla Val di Cornia la copertura finanziaria per la realizzazione della o delle Case della Salute,  nel caso neanche qui si riuscisse a vendere gli immobili di proprietà Asl 6…

 Le Amministrazioni, per esempio, hanno avuto garanzie certe che il ricavato della vendita delle strutture immobiliari di proprietà Asl 6 di Piombino, e eventualmente della Val di Cornia sia utilizzato e reinvestito nella nostra Zona e nel nostro Ospedale e che non si rischi invece che possa, se del caso, servire a mantenere gli obblighi aziendali già descritti nei confronti della Società costruttrice l’Ospedale di Livorno?
In una situazione già drammatica per i servizi socio sanitari territoriali già oggetto di riorganizzazioni taglieggianti, anche a causa di finanziamenti statali ridotti al lumicino, noi temiamo che l’operazione Nuovo Ospedale di Livorno possa diventare un mostro che si mangerà ogni risorsa disponibile per la realizzazione di servizi per i cittadini dell’intero territorio provinciale e chiediamo ai Sindaci certezze e garanzie sulla tenuta e sulla valorizzazione di tali servizi nel nostro territorio affinché i lacci e lacciuoli in cui l’Asl 6 si è imbrigliata per la costruzione del mega ospedale ( a 20 minuti da Cisanello, lo ricordiamo…) non strangolino le Zone e gli Ospedali periferici.

Federazione Partito Rifondazione Comunista
Piombino Val di Cornia Elba

sabato 1 giugno 2013

ASL 6: LA COLPA E’ SEMPRE DEGLI ULTIMI…

 
ASL 6: LA COLPA E’ SEMPRE DEGLI ULTIMI…

Rifondazione Comunista esprime solidarietà nei confronti delle lavoratrici e lavoratori della Asl 6 ingiustamente considerati un “punto critico” ed un “problema” per il loro assenteismo e livello di infortuni dal Direttore Generale uscente, con il supporto del Mes che ribadisce, per bocca della professoressa Nuti la maglia nera dell’Asl 6 sulle assenze e gli infortuni dei dipendenti, assenze che, ricordiamo, come hanno ben specificato le RSU, comprendono le assenze per maternità e le gravi malattie.  E’ vergognoso ribaltare sul personale la responsabilità del poco edificante risultato dell’indagine del MES ( nonostante le scuse successive, ma non sul personale), frutto forse di scelte di gestione direzionali discutibili.
Vale la pena sottolineare che i dipendenti pubblici hanno il turn over sostanzialmente bloccato da anni ed il personale sostiene comunque i servizi al cittadino  ( perché  quello Sanitario ricordiamoci che è un “Servizio” ed è “Nazionale” e non ci sono “clienti” ma cittadini ai quali la Costituzione assicura il diritto alla tutela della salute) nonostante i continui e perpetrati tagli (o, come si chiamano ora, “riorganizzazioni”) causati dalla riduzione dei finanziamenti che uno Stato serio invece dovrebbe destinare ai suoi gioielli: sanità, scuola e lavoro.
Per non parlare poi dei contratti di lavoro non rinnovati da anni e sul cui rinnovo prossimo ci sono forti dubbi: è di pochi giorni fa la notizia della proposta alla Camera della proroga del blocco dei contratti ai pubblici dipendenti avviata dal governo Monti e fatta propria dal governo Letta.
Ci pare quindi veramente scandaloso aver sottolineato che nonostante “un percorso di riorganizzazione avviato” il problema è “l’assenteismo diffuso”. Questo atteggiamento “Marchionnesco” francamente non ci piace per niente.
Notiamo anche il silenzio assordante degli amministratori dei Comuni della Val di Cornia, nei quali i lavoratori della Asl operano tutti i santi giorni, che non hanno detto una sola parola se non proprio in difesa dei lavoratori, quanto meno di sostegno. Ci ricordiamo invece, nel lontano  luglio 2005, in appoggio all’allora Direttore Generale uscente Ing Scura, addirittura un’uscita in segno di dissenso dall’aula consiliare del Sindaco di Piombino, e solo perché il nostro Gruppo Consiliare aveva espresso soddisfazione per il fatto che Scura si trovasse con la valigia in mano….!

Partito Rifondazione Comunista
Federazione Val di Cornia Elba

lunedì 20 maggio 2013

BILANCIO COMUNALE:CI VUOLE "IL CAMPO DEI MIRACOLI" DI COLLODIANA MEMORIA


GRAVI IRREGOLARITA' SUL RENDICONTO 2012 RISCONTRATE DAL COLLEGIO DEI REVISORI.



Apprendiamo con preoccupazione che, secondo il Collegio dei Sindaci Revisori, per la prima volta non nominati dal Consiglio Comunale, per garantire maggiore imparzialità, il bilancio del Comune di Piombino presenterebbe gravi irregolarità, tanto che la sua approvazione è avvenuta con il nostro voto contrario, e senza il loro parere favorevole.
Secondo quanto si legge dalla relazione prodotta, l'azione dell'assessore Giuliani, attraverso tutta una serie di atti di finanza creativa, che coinvolgono le transazioni effettuate con la Società Piombino Patrimoniale srl, avrebbe determinato lo sforamento del patto di stabilità. Le conseguenze di ciò sono purtroppo note a tutti, blocco della capacità di spesa dell'ente e quindi anche delle assunzioni.
Naturalmente la Ragioneria del Comune smentisce questa valutazione, noi ci auguriamo che abbia ragione, fatto sta che i Sindaci Revisori elencano ben otto punti su cui hanno rilevato criticità, non ultima una non chiara gestione delle spese di rappresentanza e la mancata consegna delle scritture contabili obbligatorie nei tempi utili a favorire il loro lavoro.
Non stentiamo a credere che almeno questa parte della loro relazione sia fondata, infatti il gruppo consiliare di Rifondazione Comunista ha richiesto ufficialmente il bilancio dei campionati europei di nuoto ormai da mesi, senza ottenere alcuna risposta.
Ci pare che l'assessore Giuliani, in qualità di amministratore e di promotore della manifestazione avrebbe dovuto preoccuparsi molto di più della trasparenza necessaria a garantire il giusto controllo della sua attività.
Così come ora riteniamo che non faccia onore al Comune di Piombino non aver fornito ai Sindaci revisori i dati economici richiesti, anche se non obbligatori, in modo da consentire loro di lavorare con la massima conoscenza delle questioni, per il bene di tutta quanta la città.


Partito Rifondazione Comunista
Circolo “V. Corallini” Piombino


giovedì 18 aprile 2013

VENDESI PANORAMA PER 100.000 EURO

Apprendiamo con preoccupazione che in sede di IV Commissione Consiliare l' architetto Cerrina , Dirigente del settore Urbanistica del Comune di Piombino, ha comunicato di aver già comminato la sanzione di 100.000 euro al costruttore delle tre palazzine di Via della Pace, di fatto chiudendo così  la questione relativa all'abuso, in spregio alle richieste e all'indignazione dimostrata da una parte consistente della città.

Noi crediamo che tale sanzione non sia adeguata alla gravità dell'abuso commesso, non essendo un deterrente per eventuali future "opere costruite in parziale difformità" rappresentando invece un pericoloso precedente, alla luce anche degli interventi pesantissimi previsti in quella zone che, come dice la stessa Dirigente, verrà totalmente trasformata. Chi ci assicura che altri costruttori non troveranno provvidenziali e imperforabili rocce che li costringeranno a costruire appartamenti con viste mozzafiato estremamente costosi?

Ci preme ribadire che la legge è uguale per tutti, singoli cittadini o importanti costruttori. Nessuno è "più uguale" di un altro.

Al di là degli esilaranti commenti delle altre forze politiche, tipo spostare il belvedere,oppure che il piazzale è usato solo dalle coppiette, riteniamo che la faccenda non sia affatto chiusa, che l'abuso deve essere demolito (per questo continueremo a raccogliere le firme), il come lo lasciamo alla competenza degli esperti. Ciò che ci interessa è che il panorama sia restituito alla città e ai turisti, perciò l'attuale Assessore competente e il Sindaco, sempre più silente, si assumessero le proprie responsabilità politiche e tecniche di fronte alla città, cosi come suggerito dall'ex Assessore Faggiani

                                                                                     Partito Rifondazione Comunista
                                                                                             Circolo V. Corallini Piombino

L'abuso sul tetto che scotta (continua la petizione contro la vicenda delle palazzine fuori regola)


 PETIZIONE POPOLARE CONTRO L'ABUSO EDILIZIO

Anche nei prossimi giorni Il PRC circolo "Vittorio Corallini " continuerà  la petizione  contro l'abuso edilizio a Piombino.
Nei giorni scorsi centinaia di persone  sdegnate hanno firmato per il ripristino delle misure reali della costruzione che, ha deturpato ii paesaggio di una delle  zone panoramiche più belle della nostra città.
Sabato 20 aprile  la raccolta si sposterà in corso Italia angolo via Ferrer.

Mercatino settimanale via Ferrer 17 aprile 2013





Questione barriere architettoniche nella città di Piombino

 
 Questione barriere architettoniche nella città di Piombino

Con la presente, intendo trattare un problema che riguarda i/le cittadini/e della città di Piombino, in particolare anziani, disabili ed i genitori che portano in giro i loro figli/e nei passeggini. Piombino presenta molti posti in cui e difficile e delle volte impossibile accedere facilmente ai marciapiedi. In altri luoghi il marciapiede non è presente nemmeno e percorrere a piedi questi tratti di strada può essere molto pericoloso per il pedone. Mi riferisco ad una parte della località Ghiaccioni ed un'altra che si trova nei pressi della piscina comunale. Girando l intera città poi e facendo dei sopralluoghi ho potuto rilevare che i posti in cui le rampe ai marciapiedi sono assenti oppure da livellare al manto stradale sono i seguenti:

-  scivolo inesistente vicino al semaforo lato sinistro che permette al disabile sulla sedia a rotelle di salire sopra il marciapiede e percorrere il viale Unità D' Italia fino a Via
delle Medaglie D'oro della Resistenza.  Il marciapiede presenta lacune, dislivelli, e buche.
Va ricostituito il manto del marciapiede.

-      rampa inesistente sul marciapiede di via Indipendenza alle strisce pedonali, angolo via Dalmazia.
-      rampa assente sul marciapiede di viale della Repubblica, strisce pedonali, angolo via Dalmazia.
-      rampa da costruire in via Garibaldi, angolo via Barontini.
-      rampa mancante in via Felice Cavallotti alle strisce pedonali, lato opposto del magazzino “Centro del colore”.
-      rampa assente in via Portovecchio alle strisce nei pressi del negozio Natalini.
-      rampa dal livellare al manto stradale in via della Ferriera numero 4, in prossimità delle strisce pedonali.
-      rampa da costruire alle strisce in via Ignazio Silone.
-      marciapiede inesistente all’ inizio di via Del Desco.
-      strada con lacune, dislivelli e buche in via Delle Medaglie d’ oro all’ altezza della rampa vicino al cartello con scritta “area d emergenza s. Rocco”.
-      marciapiede dissestato lato destro in via Delle Medaglie d’oro.
-      marciapiede dissestato viale della Resistenza. Fine marciapiede rampa assente angolo via Del Piave.
-      rampa mancante alle strisce in viale Della Resistenza davanti al palazzo numero 8bc.
-      rampa da costruire in viale Della Resistenza nei pressi della panetteria “Da Vito”.
-      rampa da livellare al manto stradale in via Felice Cavallotti, davanti alla piadineria “Gran gusto”.
-      rampa da costruire in via Landi presso il numero 46.
-      rampa inesistente alle strisce pedonali in via Buozzi angolo via Colombo, davanti asilo.
-      rampa da costruire in via Buozzi ai marciapiedi nei pressi del circolo Gibo.
-      rampa da livellare al manto stradale in via Carlo Pisacane angolo via Buozzi presso il Bar Stadio.
-      rampa da ricostruire in via Gaeta angolo via Pisacane.
-      rampa da ricostruire in via Spalato dietro la Coop. Presenza di buche.
-      rampa da livellare al manto stradale in via Cesare Battisti presso il numero 12 e 17 di via Leonardo da Vinci.
-      rampa da livellare alla strada in via Massimo D’ Azeglio numero 22 e 17.
-      rampa da costruire ad ambo i lati in via Leonardo Da Vinci angolo via Manzoni.
-      rampa da livellare alla strada in via Marconi angolo via Carlo Bini.
-      rampe mancanti presso le strisce pedonali in viale Marconi nei pressi del numero 62.
-      rampe inesistenti presso le strisce in viale Marconi nei pressi del numero 74.
-      rampe da livellare in viale Marconi nei pressi del numero 27 bc.
-      ingresso davanti Hotel Esperia da livellare alla strada.
-      marciapiede con poggi, buche in viale Marconi numero 128.
-      marciapiede da fare in via Salivoli.
-      rampa da livellare alla strada presso il Bagno Salivoli.                 
    


Questione Spiaggia

l'estate sta per arrivare, i disabili che rimangono in città
non hanno una spiaggia per passare qualche ora di serenità. Visto la spiaggia  libera, al porticciolo a Salivoli, dietro lo scoglio di Orlando, propongo di sistemare con una passerella in legno o plastica mobile allo scopo che,  anche il disabile in carrozzina possa dirigersi sulla spiaggia per prendere il sole e vedere il mare.

                                                                 Rosaria