Prima di dire che cosa pensiamo
dell’accordo di programma sulla Lucchini ci siamo presi il tempo necessario per
leggere e capire. Sappiamo bene che gli operai di Piombino sono giustamente
orgogliosi del lavoro che svolgono, e che non vogliono sopravvivere con gli
ammortizzatori sociali, ma produrre acciaio, come hanno sempre fatto.
Il documento contiene luci ed ombre e rappresenta un embrione
di soluzione solo nel caso in cui a fine maggio si presenti un compratore
privato che integri (sostanziosamente) gli stanziamenti effettuati dallo stato
e dalla regione Toscana.
Tutto ciò che li è previsto,
costruzione del forno elettrico e bonifiche, passa dall’impulso che deve venire
dal compratore.
In poche parole, lo Stato
contribuirà a smantellare, risanare, costruire i nuovi impianti per poi cederli
al compratore senza chiedere nulla in cambio, neanche che sia garantita la
piena occupazione, semplicemente si offrono benefici fiscali in caso di assunzione
del personale messo in mobilità.
Nel caso in cui ciò si realizzi
noi chiediamo almeno che lo Stato nomini un suo rappresentante nel consiglio di
amministrazione dell’azienda, in modo da controllare che ciò che è accaduto
negli anni scorsi non si verifichi mai più: cioè non vogliamo che chi compra
possa sfruttare e spremere come un limone la fabbrica ed i suoi lavoratori
senza alcun investimento che ne tuteli le produzioni future.
Ciò che ci preoccupa davvero però
è sapere che cosa succede a maggio se non ci sarà alcun compratore che voglia
mantenere il ciclo integrale.
Il
Sindaco dice che, in questa ipotesi, “lo Stato dovrà dare risposte su obiettivi che ha sottoscritto con gli strumenti a sua
disposizione..." (ma non lo dice il ministro e sull’accordo non c’è
scritto). Bene, le risposte noi le
abbiamo e sono, come diciamo da tempo, che sia lo Stato stesso a
investire nella siderurgia, settore strategico per ogni nazione
industrializzata. Infatti non c’è una contrazione nei consumi di acciaio, i
nostri competitor europei sono in Germania ed in Austria, quindi in paesi in
cui gli operai guadagnano più che da noi.
Per questo COMPAGNI LA LOTTA E’ APPENA COMINCIATA!
Se sono stati trovati 250 milioni
(che in buona parte erano già stati stanziati), allora per lo stesso motivo si
possono trovare tutti i fondi
necessari per far ripartire gli impianti, occorre “solo” la volontà di
predisporre un’adeguata politica industriale, e gli strumenti per realizzarla.
In fondo il Monte dei Paschi non è stato salvato dallo Stato?
Infatti, se c’è un piano
industriale serio e la fabbrica ricomincia a fare utili, perché non dobbiamo
chiedere che lo Stato intervenga sostenendo, almeno in un primo momento, i
costi della ristrutturazione, salvando i posti di lavoro della Lucchini e
dell’indotto, a partire da quelli della SOL. La vera ripartenza della nostra
economia si ha solo con la ripresa della produzione, capace di innescare un
circolo virtuoso, produco-guadagno-spendo.
In ultimo riteniamo che si debba
predisporre un tavolo permanente di trattativa con cui seguire la crisi di
tutto il nostro comprensorio, ivi compresa la Magona, delle cui problematiche
non si sta parlando.
La nazionalizzazione, quindi, è
l’unica ipotesi in grado di salvare la fabbrica per davvero e con essa l’intero
comprensorio.
Quindi chiediamo a tutta la Val
di Cornia, ai cittadini di Piombino, ed alle loro famiglie di sostenere con noi
la lotta dei lavoratori per la salvare la fabbrica ed il suo ciclo integrale,
chiedendo al Ministero di pensare una politica industriale per l’intero paese
che sia tesa a salvare le produzioni, almeno quelle strategiche, ed al Governo
di investire i soldi necessari per salvare la fabbrica.
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