domenica 4 maggio 2014

SIAMO TUTTI FATTI D’ACCIAIO E VOGLIAMO CONTINUARE AD ESSERLO




Prima di dire che cosa pensiamo dell’accordo di programma sulla Lucchini ci siamo presi il tempo necessario per leggere e capire. Sappiamo bene che gli operai di Piombino sono giustamente orgogliosi del lavoro che svolgono, e che non vogliono sopravvivere con gli ammortizzatori sociali, ma produrre acciaio, come hanno sempre fatto.
 Il documento contiene luci ed ombre e rappresenta un embrione di soluzione solo nel caso in cui a fine maggio si presenti un compratore privato che integri (sostanziosamente) gli stanziamenti effettuati dallo stato e dalla regione Toscana.
Tutto ciò che li è previsto, costruzione del forno elettrico e bonifiche, passa dall’impulso che deve venire dal compratore.
In poche parole, lo Stato contribuirà a smantellare, risanare, costruire i nuovi impianti per poi cederli al compratore senza chiedere nulla in cambio, neanche che sia garantita la piena occupazione, semplicemente si offrono benefici fiscali in caso di assunzione del personale messo in mobilità.
Nel caso in cui ciò si realizzi noi chiediamo almeno che lo Stato nomini un suo rappresentante nel consiglio di amministrazione dell’azienda, in modo da controllare che ciò che è accaduto negli anni scorsi non si verifichi mai più: cioè non vogliamo che chi compra possa sfruttare e spremere come un limone la fabbrica ed i suoi lavoratori senza alcun investimento che ne tuteli le produzioni future.
Ciò che ci preoccupa davvero però è sapere che cosa succede a maggio se non ci sarà alcun compratore che voglia mantenere il ciclo integrale.
Il Sindaco dice che, in questa ipotesi, “lo Stato dovrà dare risposte su obiettivi che ha sottoscritto con gli strumenti a sua disposizione..." (ma non lo dice il ministro e sull’accordo non c’è scritto). Bene, le risposte noi le abbiamo e sono, come diciamo da tempo, che sia lo Stato stesso a investire nella siderurgia, settore strategico per ogni nazione industrializzata. Infatti non c’è una contrazione nei consumi di acciaio, i nostri competitor europei sono in Germania ed in Austria, quindi in paesi in cui gli operai guadagnano più che da noi. 

Per questo COMPAGNI  LA  LOTTA E’ APPENA COMINCIATA!

Se sono stati trovati 250 milioni (che in buona parte erano già stati stanziati), allora per lo stesso motivo si possono  trovare tutti i fondi necessari per far ripartire gli impianti, occorre “solo” la volontà di predisporre un’adeguata politica industriale, e gli strumenti per realizzarla. In fondo il Monte dei Paschi non è stato salvato dallo Stato?
Infatti, se c’è un piano industriale serio e la fabbrica ricomincia a fare utili, perché non dobbiamo chiedere che lo Stato intervenga sostenendo, almeno in un primo momento, i costi della ristrutturazione, salvando i posti di lavoro della Lucchini e dell’indotto, a partire da quelli della SOL. La vera ripartenza della nostra economia si ha solo con la ripresa della produzione, capace di innescare un circolo virtuoso, produco-guadagno-spendo.
In ultimo riteniamo che si debba predisporre un tavolo permanente di trattativa con cui seguire la crisi di tutto il nostro comprensorio, ivi compresa la Magona, delle cui problematiche non si sta parlando.
La nazionalizzazione, quindi, è l’unica ipotesi in grado di salvare la fabbrica per davvero e con essa l’intero comprensorio.
Quindi chiediamo a tutta la Val di Cornia, ai cittadini di Piombino, ed alle loro famiglie di sostenere con noi la lotta dei lavoratori per la salvare la fabbrica ed il suo ciclo integrale, chiedendo al Ministero di pensare una politica industriale per l’intero paese che sia tesa a salvare le produzioni, almeno quelle strategiche, ed al Governo di investire i soldi necessari per salvare la fabbrica.

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