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Innanzitutto cosa vuol dire TTIP? E' un acronimo inglese con
cui ci riferiamo ad un “partenariato transatlantico sul commercio e gli
investimenti”, vale a dire un accordo di libero scambio tra gli USA e l'Unione
Europea che, probabilmente, entrerà in vigore entro il 2015.
E' un trattato ancora in fase di negoziazione tra le grandi
potenze, ma il fatto più allucinante è che è un accordo secretato, discusso
cioè solo tra i governi degli Stati interessati senza che ne siano stati messi
a conoscenza gli altri schieramenti politici, ma soprattutto i cittadini comuni
i quali, ora che ne sono venuti a conoscenza tramite fonti di informazione non
filtrate e movimenti sociali di protesta, giustamente sono a chiedere maggiore
trasparenza.
Sostanzialmente, sono accordi di libero scambio di beni e
servizi ambientali con cui si vorrebbe eliminare completamente tutte le
barriere “non tariffarie”, cioè le
leggi che limitano la piena libertà d'investimento e i profitti potenzialmente
realizzabili dalle società multinazionali con sede in Paesi al di qua e al di
là dell'Oceano Atlantico. Questa è la definizione prettamente economica a loro
uso e consumo, ma in un'ottica sociale ed ecologica, tali barriere rappresentano
le norme dettate a tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, alla
salvaguardia dei beni comuni, a garantire determinati standard di sicurezza alimentare e alla tutela
dell'ambiente e della dignità sociale. Per cui, se il trattato entrasse
effettivamente in vigore, tutte queste forme di tutela verrebbero meno a beneficio esclusivo
delle multinazionali che a tal punto farebbero il bello e il cattivo tempo sul
mercato senza organi di controllo e giudizio esterni.
Ebbene sì, perchè un altro punto saliente del TTIP è proprio
la creazione di un tribunale internazionale privato a cui una multinazionale
potrebbe rivolgersi per far condannare e multare “in nome del primato della proprietà e della concorrenza”
quegli Stati che decidono di non adeguarsi non rinunciando
alle loro norme a tutela
dell'ambiente, del lavoro, della sanità e della scuola pubblica.
Con il TTIP si vuole in pratica arrivare alla totale
privatizzazione con il solo scopo di incrementare i guadagni dei grandi centri
economici (senza preoccuparsi di arrecare pregiudizi alla sicurezza ambientale
ed alimentare, alla scuola, alla sanità e al lavoro) e alla cancellazione della
sovranità popolare degli Stati membri che saranno così piegati ai ricatti e
alle pretese delle multinazionali.
Con l'approvazione di questo trattato tutte le vittorie
ottenute dopo anni di battaglie sociali fino ad ora nel nostro Paese in materia
di tutela dell'acqua,
dell'ambiente, dei diritti del lavoro, della sanità e della scuola pubblica
verrebbero vanificate.
Il fatto che ci lascia più allibiti è che l'Italia, grazie
al governo destrorso di Renzi, vuole accelerare la firma di questo trattato e
di altri sostanzialmente simili con gli stessi obiettivi, come ad esempio il
CETA (lo stesso accordo ma siglato tra UE e Canada) e il TISA (l'accordo sui
servizi) senza coinvolgere minimamente la popolazione e le istituzioni
socio-politiche che ad ogni livello la rappresentano in modo da far conoscere
loro i termini e le conseguenze di tali negoziati e dar quindi loro la
possibilità di esprimersi in merito.
Il fatto importante è che, nonostante tutto, i cittadini di
tutta Europa, grazie appunto ai vari movimenti di consumatori e ai mezzi di
informazione alternativa, ne stanno venendo comunque a conoscenza, avvertendone
la pericolosità più sociale che economica, e stanno dando vita a forme di
protesta e di mobilitazione per esprimere il loro dissenso. Un esempio è la Campagna #StopTTIP che
si sta diffondendo nonostante la completa segretezza dei negoziati e il silenzio
più totale della stampa italiana.
Con la speranza di riuscire come 15 anni fa a bloccare l'AMI
(Accordo Multilaterale sugli Investimenti) avente gli stessi obiettivi del
TTIP.
Rifondazione Comunista di Piombino si unisce alla campagna
contro la firma del Trattato, dicendo NO TTIP!
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