giovedì 14 gennaio 2016

Servi di redazione. …L’informazione in Italia secondo Marco Travaglio


Servi di redazione. …L’informazione in Italia secondo Marco Travaglio

 

Stralcio consono dell’intervista a  Marco Travaglio di Rossella Guadagnini  tratta da :


 

L’informazione al servizio della democrazia come cane da guardia del potere? La libertà di stampa come ‘bene comune’ da difendere? Siamo giornalisti o servi di scena? Il direttore del Fatto Quotidiano risponde a MicroMega, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Slurp” (Chiarelettere), sulla ‘zerbinocrazia italiota’. 


Cosa è successo all’informazione in Italia? 

Io rendo noto il referto. I risultati sono imbarazzanti. Non lo scopro io che abbiamo la stampa più servile d’Europa. Vi sono grandi giornali internazionali che, negli anni passati, hanno parlato riguardo all’informazione italiana di piaggerie peggiori di quelle della Russia di Stalin, del Minculpop, della stampa nordcoreana di regime. Abbiamo dato tutto il peggio di noi stessi in questi anni e questa è una delle spiegazioni per cui siamo stati governati dai peggiori governi possibili. Perché la stampa li ha sempre presentati come i migliori possibili. Chi ha incensato i governi Berlusconi ha poi incensato ugualmente i governi di Monti, Letta e Renzi. 

Dunque è una servitù volontaria? 

Sì, ad esempio, da parte di direttori che condizionano i loro redattori. 

La verticalizzazione all'interno delle redazioni, la commistione sempre più forte tra potere dell'editore e potere del direttore, le pressioni esterne (politiche ed economiche), l'avanzamento del web rispetto alla carta stampata, la crisi con riflessi pesantissimi sull'impiego di professionisti e giovani, sono tutte realtà che hanno influito sensibilmente sulla sempre minore indipendenza della stampa. 

Il punto centrale, tuttavia, è la situazione politica. Una grande responsabilità è da attribuirsi alle cosiddette larghe intese. Un’era cominciata ufficialmente nel 2011, con la caduta del governo Berlusconi, ma già ampiamente sperimentata negli anni della Bicamerale. Non a caso l’unico che non ha mai voluto sentir parlare di larghe intese, Prodi, è stato sabotato da Napolitano -come racconta Padoa Schioppa nei suoi diari- ed è stato spazzato via dal suo stesso partito due volte su due. Per il resto, gli altri le larghe intese le hanno sempre praticate, da D’Alema a Veltroni, anche se non erano ufficializzate. Questo clima ha fatto sì che non ci fosse neanche più quella parodia di pluralismo che c’era prima; quando, cioè, i giornali di sinistra attaccavano i governi di centro e centrodestra, mentre quelli di centro e centrodestra attaccavano i governi di sinistra nella Seconda Repubblica, dato che nella Prima non c’è mai stata alternanza al potere. Quando poi si sono ufficializzate le larghe intese -e praticamente oggi siamo in piene larghe intese, anche se non ce lo dicono- non è che la stampa di destra svolga un ruolo di opposizione o di controllo nei confronti di un governo formalmente di centrosinistra. Semmai fanno le loro vendette perché Berlusconi non è stato informato che eleggevano Mattarella. Il governo Renzi, quando è nato, aveva incensatori su lGiornale, su Panorama, sul Foglio e li ha ancora, tanto quanto sulla stampa borghese cosiddetta indipendente. 


Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, l’altro giorno ha detto che lui i giornali non li legge: a casa sua ci incartano le uova e il pesce. Cosa rispondi come direttore di giornale? 

Con certe pagine di giornali a incartare il pesce si rischia pure di sporcarlo. Su certi aspetti ha ragione, tuttavia dovrebbe fare dei distinguo. Ho l’impressione che si riferisse ai giornali che lo criticano. Se questo è davvero il suo pensiero, non si differenzia per nulla da certi vecchi politici che considerano ‘libera’ la stampa amica e ‘da cestinare’ quella critica. In questo caso dovrebbe pensarci bene: fatta così è una dichiarazione molto pericolosa. 

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