Servi
di redazione. …L’informazione in Italia secondo Marco Travaglio
Stralcio consono dell’intervista a Marco Travaglio di Rossella Guadagnini tratta da :
L’informazione al servizio della democrazia come cane da
guardia del potere? La libertà di stampa come ‘bene comune’ da difendere? Siamo
giornalisti o servi di scena? Il direttore del Fatto Quotidiano risponde a
MicroMega, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Slurp”
(Chiarelettere), sulla ‘zerbinocrazia italiota’.
Cosa è successo
all’informazione in Italia?
Io rendo
noto il referto. I risultati sono imbarazzanti. Non lo scopro io che abbiamo la
stampa più servile d’Europa. Vi sono grandi giornali internazionali che, negli
anni passati, hanno parlato riguardo all’informazione italiana di piaggerie
peggiori di quelle della Russia di Stalin, del Minculpop, della stampa
nordcoreana di regime. Abbiamo dato tutto il peggio di noi stessi in questi
anni e questa è una delle spiegazioni per cui siamo stati governati dai peggiori
governi possibili. Perché la stampa li ha sempre presentati come i migliori
possibili. Chi ha incensato i governi Berlusconi ha poi incensato ugualmente i
governi di Monti, Letta e Renzi.
Dunque è una
servitù volontaria?
Sì, ad
esempio, da parte di direttori che condizionano i loro redattori.
La verticalizzazione all'interno delle redazioni, la commistione sempre
più forte tra potere dell'editore e potere del direttore, le pressioni esterne
(politiche ed economiche), l'avanzamento del web rispetto alla carta stampata,
la crisi con riflessi pesantissimi sull'impiego di professionisti e giovani,
sono tutte realtà che hanno influito sensibilmente sulla sempre minore
indipendenza della stampa.
Il punto
centrale, tuttavia, è la situazione politica. Una grande responsabilità è da
attribuirsi alle cosiddette larghe intese. Un’era cominciata ufficialmente nel
2011, con la caduta del governo Berlusconi, ma già ampiamente sperimentata
negli anni della Bicamerale. Non a caso l’unico che non ha mai voluto sentir
parlare di larghe intese, Prodi, è stato sabotato da Napolitano -come racconta
Padoa Schioppa nei suoi diari- ed è stato spazzato via dal suo stesso partito
due volte su due. Per il resto, gli altri le larghe intese le hanno sempre
praticate, da D’Alema a Veltroni, anche se non erano ufficializzate. Questo
clima ha fatto sì che non ci fosse neanche più quella parodia di pluralismo che
c’era prima; quando, cioè, i giornali di sinistra attaccavano i governi di
centro e centrodestra, mentre quelli di centro e centrodestra attaccavano i
governi di sinistra nella Seconda Repubblica, dato che nella Prima non c’è mai
stata alternanza al potere. Quando poi si sono ufficializzate le larghe intese
-e praticamente oggi siamo in piene larghe intese, anche se non ce lo dicono-
non è che la stampa di destra svolga un ruolo di opposizione o di controllo nei
confronti di un governo formalmente di centrosinistra. Semmai fanno le loro
vendette perché Berlusconi non è stato informato che eleggevano Mattarella. Il
governo Renzi, quando è nato, aveva incensatori su lGiornale, su Panorama, sul Foglio e
li ha ancora, tanto quanto sulla stampa borghese cosiddetta indipendente.
Il sindaco di
Roma, Ignazio Marino, l’altro giorno ha detto che lui i giornali non li legge:
a casa sua ci incartano le uova e il pesce. Cosa rispondi come direttore di
giornale?
Con certe
pagine di giornali a incartare il pesce si rischia pure di sporcarlo. Su certi
aspetti ha ragione, tuttavia dovrebbe fare dei distinguo. Ho l’impressione che
si riferisse ai giornali che lo criticano. Se questo è davvero il suo pensiero,
non si differenzia per nulla da certi vecchi politici che considerano ‘libera’
la stampa amica e ‘da cestinare’ quella critica. In questo caso dovrebbe
pensarci bene: fatta così è una dichiarazione molto pericolosa.
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Cosa è successo
all’informazione in Italia?
Io rendo noto il referto. I risultati sono imbarazzanti. Non lo scopro io che abbiamo la stampa più servile d’Europa. Vi sono grandi giornali internazionali che, negli anni passati, hanno parlato riguardo all’informazione italiana di piaggerie peggiori di quelle della Russia di Stalin, del Minculpop, della stampa nordcoreana di regime. Abbiamo dato tutto il peggio di noi stessi in questi anni e questa è una delle spiegazioni per cui siamo stati governati dai peggiori governi possibili. Perché la stampa li ha sempre presentati come i migliori possibili. Chi ha incensato i governi Berlusconi ha poi incensato ugualmente i governi di Monti, Letta e Renzi.
Io rendo noto il referto. I risultati sono imbarazzanti. Non lo scopro io che abbiamo la stampa più servile d’Europa. Vi sono grandi giornali internazionali che, negli anni passati, hanno parlato riguardo all’informazione italiana di piaggerie peggiori di quelle della Russia di Stalin, del Minculpop, della stampa nordcoreana di regime. Abbiamo dato tutto il peggio di noi stessi in questi anni e questa è una delle spiegazioni per cui siamo stati governati dai peggiori governi possibili. Perché la stampa li ha sempre presentati come i migliori possibili. Chi ha incensato i governi Berlusconi ha poi incensato ugualmente i governi di Monti, Letta e Renzi.
Dunque è una
servitù volontaria?
Sì, ad esempio, da parte di direttori che condizionano i loro redattori.
La verticalizzazione all'interno delle redazioni, la commistione sempre più forte tra potere dell'editore e potere del direttore, le pressioni esterne (politiche ed economiche), l'avanzamento del web rispetto alla carta stampata, la crisi con riflessi pesantissimi sull'impiego di professionisti e giovani, sono tutte realtà che hanno influito sensibilmente sulla sempre minore indipendenza della stampa.
Il punto centrale, tuttavia, è la situazione politica. Una grande responsabilità è da attribuirsi alle cosiddette larghe intese. Un’era cominciata ufficialmente nel 2011, con la caduta del governo Berlusconi, ma già ampiamente sperimentata negli anni della Bicamerale. Non a caso l’unico che non ha mai voluto sentir parlare di larghe intese, Prodi, è stato sabotato da Napolitano -come racconta Padoa Schioppa nei suoi diari- ed è stato spazzato via dal suo stesso partito due volte su due. Per il resto, gli altri le larghe intese le hanno sempre praticate, da D’Alema a Veltroni, anche se non erano ufficializzate. Questo clima ha fatto sì che non ci fosse neanche più quella parodia di pluralismo che c’era prima; quando, cioè, i giornali di sinistra attaccavano i governi di centro e centrodestra, mentre quelli di centro e centrodestra attaccavano i governi di sinistra nella Seconda Repubblica, dato che nella Prima non c’è mai stata alternanza al potere. Quando poi si sono ufficializzate le larghe intese -e praticamente oggi siamo in piene larghe intese, anche se non ce lo dicono- non è che la stampa di destra svolga un ruolo di opposizione o di controllo nei confronti di un governo formalmente di centrosinistra. Semmai fanno le loro vendette perché Berlusconi non è stato informato che eleggevano Mattarella. Il governo Renzi, quando è nato, aveva incensatori su lGiornale, su Panorama, sul Foglio e li ha ancora, tanto quanto sulla stampa borghese cosiddetta indipendente.
Sì, ad esempio, da parte di direttori che condizionano i loro redattori.
La verticalizzazione all'interno delle redazioni, la commistione sempre più forte tra potere dell'editore e potere del direttore, le pressioni esterne (politiche ed economiche), l'avanzamento del web rispetto alla carta stampata, la crisi con riflessi pesantissimi sull'impiego di professionisti e giovani, sono tutte realtà che hanno influito sensibilmente sulla sempre minore indipendenza della stampa.
Il punto centrale, tuttavia, è la situazione politica. Una grande responsabilità è da attribuirsi alle cosiddette larghe intese. Un’era cominciata ufficialmente nel 2011, con la caduta del governo Berlusconi, ma già ampiamente sperimentata negli anni della Bicamerale. Non a caso l’unico che non ha mai voluto sentir parlare di larghe intese, Prodi, è stato sabotato da Napolitano -come racconta Padoa Schioppa nei suoi diari- ed è stato spazzato via dal suo stesso partito due volte su due. Per il resto, gli altri le larghe intese le hanno sempre praticate, da D’Alema a Veltroni, anche se non erano ufficializzate. Questo clima ha fatto sì che non ci fosse neanche più quella parodia di pluralismo che c’era prima; quando, cioè, i giornali di sinistra attaccavano i governi di centro e centrodestra, mentre quelli di centro e centrodestra attaccavano i governi di sinistra nella Seconda Repubblica, dato che nella Prima non c’è mai stata alternanza al potere. Quando poi si sono ufficializzate le larghe intese -e praticamente oggi siamo in piene larghe intese, anche se non ce lo dicono- non è che la stampa di destra svolga un ruolo di opposizione o di controllo nei confronti di un governo formalmente di centrosinistra. Semmai fanno le loro vendette perché Berlusconi non è stato informato che eleggevano Mattarella. Il governo Renzi, quando è nato, aveva incensatori su lGiornale, su Panorama, sul Foglio e li ha ancora, tanto quanto sulla stampa borghese cosiddetta indipendente.
Il sindaco di
Roma, Ignazio Marino, l’altro giorno ha detto che lui i giornali non li legge:
a casa sua ci incartano le uova e il pesce. Cosa rispondi come direttore di
giornale?
Con certe pagine di giornali a incartare il pesce si rischia pure di sporcarlo. Su certi aspetti ha ragione, tuttavia dovrebbe fare dei distinguo. Ho l’impressione che si riferisse ai giornali che lo criticano. Se questo è davvero il suo pensiero, non si differenzia per nulla da certi vecchi politici che considerano ‘libera’ la stampa amica e ‘da cestinare’ quella critica. In questo caso dovrebbe pensarci bene: fatta così è una dichiarazione molto pericolosa.
Con certe pagine di giornali a incartare il pesce si rischia pure di sporcarlo. Su certi aspetti ha ragione, tuttavia dovrebbe fare dei distinguo. Ho l’impressione che si riferisse ai giornali che lo criticano. Se questo è davvero il suo pensiero, non si differenzia per nulla da certi vecchi politici che considerano ‘libera’ la stampa amica e ‘da cestinare’ quella critica. In questo caso dovrebbe pensarci bene: fatta così è una dichiarazione molto pericolosa.
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